Difficoltà: facile Tempo di preparazione: 30 minuti Ingredienti per: 4 persone
Ingredienti: 500 g di interiora di agnello 5 cipollotti piuttosto grandi 1 spicchio d’aglio olio d’oliva 1 rametto di rosmarino 1 foglia di alloro vino bianco per sfumare sale e pepe prezzemolo fresco tritato 200 gr di peperoni in agrodolce
Preparazione: Affettate sottilmente i cipollotti e fateli appassire a fiamma bassa in una padella insieme all’olio, l’aglio tritato, il rosmarino e l’alloro. Aggiungete le frattaglie, ben lavate e spurgate del loro sangue, asciugate e tagliate in piccoli cubettini. Rosolate il tutto a fiamma vivace e quando le frattaglie risultano croccanti, sfumate con il vino bianco, fate evaporare e a dieci minuti dal termine della cottura aggiungete i peperoni in agrodolce. Salate, pepate e prima di servire, aggiungete una spolverata di prezzemolo fresco!
Le frattaglie in cucina Piatti gustosi e poco conosciuti
Con il termine frattaglie si intendono le viscere interne commestibili asportate dalla carcassa dell’animale macellato, e costituiscono il cosiddetto quinto quarto alimentare. Le frattaglie bovine, ovine, suine, caprine ed equine si classificano in: – frattaglie rosse: fegato, cuore, rognone (reni), milza, polmoni, lingua: – frattaglie bianche: cervello, midollo spinale, animelle (insieme di ghiandole salivari, pancreas, timo), trippa (stomaco e parte superiore dell’intestino dei ruminanti), coratella (varia da regione a regione e può comprendere fegato, cuore, polmoni e reni). Le frattaglie storicamente venivano utilizzate dalle classi meno abbienti in ricette divenute nel tempo piatti tipici della cucina popolare (come la coda alla vaccinara, i maccheroni alla pagliata, i fegatelli nella rete, la trippa alla romana, la coratella, ecc.). Le frattaglie, oltre ad essere convenienti, sono ricche di proteine ad alto valore biologico, ma devono essere consumate freschissime perché tendono ad alterarsi facilmente per l’azione enzimatica e dei microrganismi. Dal punto di vista gastronomico sono molto ricercati il cervello e il fegato, anche se quest’ultimo, pur presentando un alto valore nutritivo, è sede delle principali reazioni metaboliche dell’organismo, diventando luogo di accumulo di eventuali sostanze tossiche nocive. Dall’altra parte, il cervello va utilizzato con parsimonia, in quanto molto ricco di grassi e colesterolo. Le frattaglie sono un piatto gustoso nonostante non siano tagli pregiati, e sono prevalentemente utilizzate nelle cotture al salto, al forno e in umido. Nella nostra cucina abbiamo due piatti contenenti le frattaglie: la trippa di bovino al sugo, e la coratella di agnello con i peperoni in agrodolce. Due piatti gustosi, saporiti, tipici della nostra cucina locale abruzzese e genuini. La corata o coratellaè un piatto tradizionale del periodo pasquale: è un secondo realizzato con le frattaglie di agnello e in particolare con i polmoni, la milza, i reni, le animelle e il cuore, rigorosamente freschi e consumati appena ci vengono consegnati nel nostro ristorante. Noi utilizziamo servire la coratella come antipasto, ed è difficile dire quale sia la versione abruzzese di questo piatto. Probabilmente ogni famiglia legata alla tradizione pasquale della coratella tramanda una ricetta propria. Molti aggiungono il pomodoro ad esempio, altri i carciofi, come nella tradizione romana. Noi nella nostra cucina aggiungiamo i peperoni in agrodolce! L’ingrediente immancabile è ovviamente la cipolla, che deve essere abbondante, senza prevalere nel gusto. La nostra coratella viene soffritta a fiamma vivace fino a che ogni pezzetto diventa un bocconcino quasi croccante fuori con un cuore morbido.
La dieta vegana, o meglio la filosofia alimentare adottata dai vegani, prevede che non si mangino carne e pesce, come nella dieta vegetariana, ma in più non sono consumati neppure derivati dagli animali come ad esempio uova e formaggi. Alla base di questa scelta c’è il rispetto totale nei confronti degli animali e il rifiuto di qualsiasi violenza perpetrata ai danni degli esseri viventi. Noi abbiamo creato dei piatti esclusivamente vegani, per cercare di andare incontro alle esigenze dei nostri clienti. Uno dei nostri piatti vegani è l’hamburger, accompagnato da chips di patate (di nostra produzione), e una bruschetta al pomodoro. Con un contorno di patatine quindi e con le salse giuste nessuno può resistere a un buon hamburger vegano! Gli hamburger vegetali, che non sono altro che delle grandi polpette schiacciate, sono un piatto semplice, ma che può essere sempre molto originale da preparare dando spazio alla creatività e alle infinite combinazioni di sapori. Le variazioni sono praticamente infinite: la scelta da prediligere è quella di creare un hamburger dall’apporto di nutrienti bilanciato. Per un pieno di proteine, gli hamburger di quinoa e lenticchie sono perfetti, oppure una combinazione di seitan e fagioli rossi, o ancora tofu e spinaci. Se invece si vogliono mangiare le verdure in modo diverso, gli hamburger sono una variante decisamente sfiziosa: pensiamo agli hamburger di zucchine, di cavolfiore o di melanzane solo per farne alcuni esempi. Noi per i nostri hamburger vegani abbiamo introdotto nella nostra cucina la quinoa, una pianta originaria del Sud America, dal sapore e la consistenza eccezionale, un ottimo energizzante naturale. È un finto cereale che fa molto bene, nutre tanto e ingrassa poco! Si tratta di piccoli semini simili a quelli di sesamo, ma tondi, che cuocendosi si gonfiano diventando una specie di cous cous molto leggero. Potete utilizzare la quinoa per preparare delle fantastiche zuppe di verdure, legumi e cereali o per arricchire un’insalata fredda, oppure proprio per gli hamburger vegani, come facciamo noi!
Difficoltà: facile Tempo di preparazione: 30 minuti Ingredienti per 4 hamburger vegani: – 100 gr di quinoa – Un cucchiaio di semi di chia – 250 gr di zucchine – 130 gr di patate – 130 gr di carote – 2 cucchiai di pangrattato – Sale e pepe
Procedimento: Come primissima cosa, preparate la quinoa. Mettetela in uno scolino e lavatela sotto il getto dell’acqua corrente. In una casseruola fate bollire 200 ml di acqua. Aggiungete la quinoa, fatela bollire a fuoco dolce per 10 minuti. Passati i 10 minuti, aggiungete i semi di chia e lasciate cuocere per altri 5 minuti. Spegnete il fuoco e lasciate riposare per 5 minuti. Fate bollire la carota, la patata e la zucchina che avete precedentemente tagliato a tocchetti, devono cuocere finché non saranno molto morbide. In una ciotola, schiacciate bene con una forchetta le verdure, aggiungete la quinoa, un pizzico di sale, il pepe e il pangrattato. Impastate bene con le mani fino a raggiungere un composto omogeneo ed uniforme. Formate 4 palline con le quali formerete 4 hamburger, semplicemente schiacciandoli leggermente. Se preferite una cottura light, il forno è il metodo più indicato. La cottura consigliata è a 180° (max 200°), su una leccarda ricoperta con carta forno, in forno statico, in modo che gli hamburger non si secchino, fino a quando non si saranno dorati da entrambe le parti. Altrimenti, se avete voglia di qualcosa di più goloso, potete cuocerli in padella con un filo d’olio extravergine d’oliva per 5/6 minuti per lato, fino a quando non si sarà formata una leggera crosticina. Per ottenere una via di mezzo invece, per non sentirci troppo in colpa friggendo, prima di infornare gli hamburger potete spennellarli in superficie con un po’ d’olio.
C’è chi alle zuppe proprio non sa dire di no. Hanno il potere di scaldare le mani, il corpo e, non per ultimo, il cuore. Ognuno ha la sua preferita a partire da quella del contadino, probabilmente il classico dei classici, fino a quelle miste di legumi e cereali. Ma tra tutte quelle di terra, ce n’è una che è sopra tutte: la zuppa di ceci. Probabilmente la più semplice, la più umile ma soprattutto la più buona. Qualcuno dice addirittura che chi cerca le coccole in realtà vuole i ceci. Quindi definire la zuppa di ceci un piatto amarcord è assolutamente corretto, siete d’accordo? Ecco la nostra ricetta, fateci sapere se anche a voi ha scaldato il cuore.
La zuppa di ceci è una zuppa invernale che può essere preparata sia con i ceci secchi che con quelli precotti in scatola. Quanto a questa zuppa di ceci, potete prepararla in maniera semplice solo con il soffritto oppure aggiungendo altre verdure.
Difficoltà: facile Tempi di preparazione: 2 h e 30 minuti più il tempo di ammollo e bollitura dei ceci, se secchi
Ingredienti per 4 persone:
– 200 gr di ceci
– olio extra vergine d’oliva
– 1 spicchio d’aglio
– un pizzico di peperoncino
– 1 costa di sedano
– 1 cipolla media
– 1 carota grande
– 1 patate grande
– rosmarino
– 1 salsiccia
– 100 gr di passata di pomodoro
– 100 gr di bieta
Come fare la zuppa ricca di ceci:
Per preparare la zuppa di ceci cominciate mettendo questi ultimi in ammollo. Versateli in una ciotola capiente, copriteli d’acqua e lasciateli reidratare per almeno 12 ore.
Trascorso il tempo, mettete sul fuoco una pentola con il brodo vegetale per scaldarlo. Intanto scolate e sciacquate i ceci.
Spuntate il sedano e con il pelapatate eliminate la parte più esterna e fibrosa, tritatelo finemente. Proseguite mondando e tritando anche cipolla e carota.
Spostatevi ai fornelli e versate l’olio in una casseruola, lasciatelo scaldare e poi aggiungete il trito di sedano, carota e cipolla, uno spicchio d’aglio e un pizzico di peperoncino. Per aiutare le verdure a stufarsi meglio, aggiungete un mestolino di brodo caldo e continuate la cottura per una decina di minuti. A questo punto versate i ceci lasciandoli rosolare per qualche minuto.
Poi unite alloro e rosmarino e coprite i ceci con il brodo vegetale caldo. Infine, unite la passata di pomodoro, la bieta, la patata e la salsiccia tagliate a pezzettini. Mescolate e coprite con il coperchio. Lasciate cuocere a fuoco dolce per circa 2 ore aggiungendo del brodo al bisogno. A fine cottura regolate di sale e di pepe prima di servire.
Ecco pronta la vostra zuppa di ceci, accompagnate con dei crostini, se preferite, e buon appetito.
Consiglio
Accompagnate la zuppa con fragranti crostini di pane per completare il piatto, aggiungete un filo d’olio a crudo e del pepe nero macinato al momento.
Coniglio arrotolato cotto al forno a legna al profumo di finocchio
Il coniglio ha una carne saporita, bianca, magra e di gusto caratteristico, la sua polpa è davvero tenera e facilmente digeribile, e rende il coniglio l’ideale quando si ha voglia di piatti leggeri ma saporiti. Molto versatile, si presta a moltissime preparazioni in cucina, arricchendo un menù a base di carne di sapori decisamente più selvatici, e può essere cucinato sia arrosto che in umido, abbinato con patate, pomodori, peperoni, olive. Per un arrosto diverso dal solito potete usare il coniglio anche per preparare un buon lesso o un buon ragù con olive nere.
Ci sono anche molte ricette della tradizione popolare che vedono come protagoniste le carni bianche di questo animale e oggi ci apprestiamo a conoscere e scoprire qualche segreto in più per deliziare la nostra famiglia e i nostri ospiti con questa gustosa ricetta!
Ingredienti per 6 persone:
1 coniglio disossato (tenete da parte le interiora)
10 fettine di ventresca fresca di maiale
4 uova
200 gr di pasta di salsiccia
1 bicchiere di vino bianco
2 spicchi di aglio
2 cipolle medie
2 carote
2 gambi di sedano
Semi di finocchio
Noce moscata
Olio extravergine d’oliva
Sale e pepe
1 rametto di rosmarino, 200 ml di vino bianco e 2 spicchi di aglio (per la marinata)
Procedimento:
Iniziamo preparando la marinata: in una terrina versate il vino, gli spicchi di aglio sbucciati e il rametto di rosmarino. Adagiatevi quindi il coniglio completamente disossato e lasciatelo marinare per una notte intera.
Il mattino seguente riprendete il coniglio, scolatelo e asciugatelo per bene, stendetelo completamente su un tagliere, disponetevi la ventresca fresca a fettine lungo tutto il coniglio, qualche seme di finocchio, un pizzico di sale e di pepe, e spalmate un sottile strato di pasta di salsiccia (lavorata precedentemente con le mani per renderla più morbida).
In una padella scaldate dell’olio e fatevi colorire l’aglio e una volta pronto aggiungere le interiora del coniglio tagliate a pezzettini, lasciate cuocere per pochi minuti e a fine cottura aggiungete una spolverata di prezzemolo. Nel frattempo, preparate la frittata con le uova, un pizzico di sale, di pepe e di noce moscata, e versatela sulle interiora appena cotte, e cuocetela facendola dorare bene su entrambe i lati. Tagliate la frittata a striscioline e adagiatela centralmente sulla pasta di salsiccia. Arrotolate il coniglio, cucite le estremità per non far fuoriuscire il composto, e infine con uno spago da cucina legatelo come un arrosto.
Adagiate il coniglio in una teglia, aggiungete il vino, un trito grossolano di cipolle, sedano e carote, un bicchiere di olio, e portare a cottura in forno, preriscaldato, a 180° per circa 1 ora e 30 minuti. Controllate il liquido durante la cottura, e se necessita irrorate con un po’ di acqua e vino bianco.
Togliete il coniglio dalla teglia e adagiatelo su un tagliere, lasciatelo riposare per qualche minuto, e nel frattempo preparate la salsa che utilizzerete per il condimento finale. Recuperate e frullate dunque il sugo dell’arrosto nella teglia e mettetelo da parte. Tagliate il rotolo di coniglio a fettine e disponetelo su un piatto da portata cospargendolo con la salsa appena preparata, una spolverata di semi di finocchio, e buon appetito!
Dopo avervi mostrato come facciamo l’impasto della pizza e come fare il pane di solina, questa volta vi parliamo della pizza con l’impasto di farina di solina. La pizza è così: un equilibrio perfetto di sapori e odori che mette di buonumore, una magia semplice e, tuttavia, anche un’alchimia misteriosa che solo chi è “del mestiere” sa ricreare ogni volta, per la gioia degli occhi e dello stomaco. E solo sperimentando riusciamo ogni volta a sorprendere prima di tutto noi stessi e chi la prova. E proprio la versatilità della pizza è la chiave della sua straordinaria diffusione: fonte di ispirazione in ogni parte del mondo è stata adattata secondo usanze locali e ingredienti tipici. Della farina di solina ne abbiamo già parlato nell’articolo precedente, scritto sul pane, che abbiamo provato in purezza al 100%, e di questa farina “ancestrale”, ottima quindi per fare il pane, e con un’ottima resa anche per la pasta, ci incuriosiva conoscere anche la resa nella pizza. E allora abbiamo provato! Abbiamo imparato che impastare la farina di solina, significa avere a che fare con una farina molto ruvida, come abbiamo già visto, perché è una farina semi integrale, per questo nell’impasto abbiamo aggiunto una parte di farina 0, un po’ più di olio e usato un’acqua più calda per sciogliere il lievito di birra utilizzato.
La tecnica di produzione della pizza, impone un processo molto diverso rispetto a quello del pane, specie nelle ultime fasi prima della cottura. Mentre per il pane, una volta fatto l’impasto e successivamente le pagnotte, viene direttamente infornato per la cottura, per quanto riguarda la lavorazione dell’impasto della pizza tonda classica, cotta al forno a legna, una volta fatto l’impasto e ricresciuto il panetto, poco prima di infornarlo, va nuovamente schiacciato, per dargli la forma desiderata, così come originariamente prevede la sua preparazione, ed ecco che in questa fase, l’impasto sottoposto a stress, deve poter avere una buona risposta in termini di tenuta ed elasticità dell’impasto, tali che una farina con un indice proteico così basso, certamente da sola non riesce ad avere. Ed è proprio per questo motivo, per avere una lavorazione e una resa migliore, che abbiamo deciso di “spezzare” la farina, e non utilizzarla al 100% naturale.
Abbiamo comunque provato sia l’impasto al 100% naturale sia spezzato, e abbiamo deciso che la pizza migliore era quella con un impasto spezzato, sia per la lavorazione, per la stesura dell’impasto prima di essere infornata, e sia per il gusto. L’impasto al 100% rimaneva ruvido al palato, poco morbido, ma molto fragrante e croccante. L’impasto spezzato, con una percentuale di farina 0, invece dona all’impasto una morbidezza e una fragranza perfetta, ottima per il palato e buona per la salute.
Di seguito vi lascio la ricetta completa! Ingredienti: 1 kg di farina di grano di Solina; 500 gr. di farina 00; 1 panetto di lievito di birra da 25 gr.; mezzo bicchiere di olio extra vergine d’oliva; un cucchiaio di sale fino; un cucchiaio di zucchero; 750 ml di acqua. Dosi per: 4/6 persone Tempo di preparazione: dall’impasto al forno 7/8 ore . Tempo di cottura: con forno a 220° circa 10/12 minuti. Difficoltà: Impegnativa
Procedimento: Creiamo l’impasto mettendo la farina a fontana, e al centro di essa mettiamo l’acqua tiepida dove precedentemente abbiamo sciolto il panetto di lievito e lo zucchero. Aggiungiamo il sale e l’olio extra vergine d’oliva e continuiamo ad impastare finché non si sarà formata una bella palla liscia ed omogenea. Mettiamo a lievitare l’impasto per circa 4 ore, in un contenitore coperto. Riprendiamo poi l’impasto e lo rimpastiamo, lo tagliamo in diverse parti uguali, creiamo le palline e le lasciamo riposare in un contenitore apposito, coperte da un canovaccio per 3 ore circa in un luogo caldo. Una volta riposate, prendiamo le nostre palline e le lavoriamo per fargli prendere la forma desiderata, dopodiché le condiamo a nostro piacimento, e le inforniamo per 10/12 minuti a circa 220°, nella funzione ventilata se cuociamo in un forno elettrico, ovviamente preriscaldato; altrimenti, come nel nostro caso, nel forno a legna… e buon appetito!
Proseguendo il nostro viaggio su come fare il pane, oggi paleremo di un pane dal sapore antico! Un pane preparato con un grano macinato a pietra e che è davvero molto particolare: il grano di solina.
Il grano di Solina è una varietà di frumento tenero molto antica: fonti storiche (in particolare atti notarili di compravendita stipulati presso la fiera di Lanciano) testimoniano la sua coltivazione in Abruzzo all’inizio del XVI secolo. Caratteristico delle zone montane e marginali del Gran Sasso, specie la parte interna del massiccio sul versante aquilano, ma anche nella Marsica, nell’altopiano delle Cinquemiglia e in tutta l’area dell’appennino abruzzese, dove il freddo e le quote elevate permettono di ottenere un risultato qualitativo eccellente. In grado di resistere a lungo sotto la neve e al freddo intenso, può essere coltivato dai 600 ai 1400 metri e oltre. Anzi, maggiore è l’altitudine, migliore è la qualità! Esistono detti popolari che testimoniano la stretta connessione tra questa varietà e la vita della gente abruzzese. Si dice, ad esempio, “quella di solina aggiusta tutte le farine”, oppure “se il contadino vuole andare al mulino, deve seminare la solina”. Un tempo era apprezzata soprattutto per la costanza produttiva, che garantiva la sopravvivenza delle famiglie contadine.
Il grano Solina ha un basso contenuto di glutine, un tenore proteico elevato, ed è l’ideale per praticare il metodo dell’agricoltura biologica.
Dal grano tenero di Solina si ricava una farina morbida al tatto, poco tenace, di colore chiaro e dal particolare profumo di montagna, e facilmente lavorabile a mano. Viene lavorato per ottenere la farina per i prodotti di panificazione artigianale, in particolare il pane casereccio, la pasta fatta in casa e la pizza.
Abbiamo voluto provare al naturale questa farina, senza l’aggiunta di altre farine, che avrebbero compromesso la resa di un pane genuino e autentico! Abbiamo quindi ottenuto un pane semplice fatto solo di farina integrale di grano di solina, lievito, sale, miele e acqua.
Tempo di preparazione: 15 ore tra riposo e lievitazione, 1 ora di preparazione. Difficoltà: media Dosi per: 4/6 persone Ingredienti: 700g di farina integrale di solina 400g di acqua Un cubetto di lievito di birra 10 g di sale 1 cucchiaino di miele
Procedimento: Questo tipo di impasto, essendo molto rustico e granuloso, ha bisogno di un po’ più di acqua rispetto al pane che facciamo solitamente. Utilizziamo come nell’impasto classico, un impasto diretto, quindi mettiamo tutti gli ingredienti nella planetaria e la facciamo girare per qualche minuto, controlliamo che l’impasto non si attacchi troppo alle pareti (questo tipo di grano è molto grezzo e presenta anche tracce di crusca) e facciamo incordare l’impasto impastando per 10 minuti circa. Prendiamo poi l’impasto, lo mettiamo su un piano da lavoro infarinato e gli diamo qualche piega a mano dandogli una forma di pagnottina, lo mettiamo a lievitare in un recipiente apposito coperto con la pellicola, e lo lasciamo in frigo tutta la notte. La mattina seguente riprendiamo l’impasto, aspettiamo che arrivi a temperatura ambiente lasciandolo lievitare, ci vogliono circa 3 ore. A questo punto riprendiamo l’impasto, e gli diamo la forma della pagnotta, lo mettiamo di nuovo a lievitare, direttamente su carta da forno, nei testi che andranno poi direttamente nel forno a legna, preriscaldato ovviamente, con una temperatura che si aggira intorno ai 220°. Prima di infornare facciamo dei tagli sulla pagnottina. Inforniamo e lasciamo il forno chiuso per 50 minuti.
Una volta trascorso questo tempo, il pane avrà un bel colore in superficie, apriamo il forno e lo lasciamo raffreddare.
Per avere un bel colore chiaro/scuro sulla superficie del pane basta fare il taglio sul pane (a croce o a strisce) subito prima di infornarlo. Appena fatti i tagli spolverate con la stessa farina la superficie, cosicché, quando il pane (con il calore del forno) si apre, cuocerà la parte dei tagli (che si apriranno in cottura), senza la farina, di un bel colore scuro, mentre le parti in cui avrete messo la farina rimarranno chiari.
All’interno dell’agriturismo sono riservati degli alloggi con posti letto per gli ospiti. Sono spaziosi e dotati di tutte le comodità. Sono posti al pianterreno. Hanno una spaziosa veranda esterna con una bellissima vista sulla campagna e i monti circostanti.
Tutti gli alloggi sono costruiti in legno e sono antisismici al 100%. Alcuni chalet hanno l’aria condizionata.
Gli ospiti possono scegliere tra:
solo pernottamento
mezza pensione
pensione completa
pernottamento e prima colazione.
Il nostro agriturismo in abruzzo è un ottimo B&B in natura
Gli alloggi sono autonomi (Acqua, riscaldamento). Anche l’ingresso è autonomo. Ottima logistica come agriturismo Ovindoli, Agriturismo Campo Felice, agriturismo Tagliacozzo.
La cucina offre menù biologici alla carte e degustazioni di carne, con una particolare attenzione alle tradizioni, ai prodotti freschi di nostra produzione e alle stagioni.
Sapore locale Abruzzese con ricette tradizionali e prodotti locali!
L’Agriturismo il Timo è circondato dal verde. Ha un bellissimo giardino con arredi raffinati , amache, un orto molto grande e piante da frutta.
C’è il vivaio, area giochi per bambini e una suggestiva Piscina con vista montagna circondata dal verde. Serviamo aperitivi e aperitivi cenati a bordo piscina.
Ci sono gli animali della nostra fattoria che possono essere visitati dai bambini.
Siamo uno dei pochi agriturismi in Abruzzo con piscina situati in montagna.
L’Agriturismo è immerso nel verde in una natura superba protetta a pochi passi da una continuità di PARCHI.
Parco Nazionale D’Abruzzo
Parco Nazionale del Gran Sasso
Parco nazionale della Maiella
Parco dei Monti della Laga
OASI DEL WWF
Si trova all’interno della Riserva orientata naturale del Monte Velino. È area naturale protetta della Regione Abruzzo istituita nel 1987. Occupa una superficie di 3.550,00 ha sul Monte Velino, nei territori di Magliano de’ Marsi e Massa d’Albe. Vicino alle piste da sci.