Dove si trova Rocca Calascio? Si trova in Abruzzo, a solo un’ora dall’Agriturismo il Timo
E’ un borgo mediavale ad alta quota
Rocca Calascio è una rocca dell’Appennino abruzzese, situata a 1450 metri in provincia dell’Aquila. La rocca fa parte del comune di Calascio, piccolo centro abitato poco più in basso. Il territorio è parte del Parco nazionale del Gran Sasso dei Monti della Laga ed è interamente circondato dalla natura.
La caratteristica che lo rende unico è la presenza del castello e dell’antico borgo medievale.
Il castello è uno dei più elevati del Paese, simbolo del posto e richiama ogni anno numerosi turisti al livello nazionale e internazionale. Venne eretto sotto il volere di Ruggero d’Altavilla dopo che i Normanni invasero il posto nel 1140, per la sua posizione strategica e quindi a scopo difensivo.
Il castello vide il passaggio di molte famiglie storiche tra i quali anche i Colonna e i Piccolomini, e venne più volte modificato con ornamenti e strutture difensive, come la merlatura ghibellina o l’aggiunta di quattro torri a base circolare. In origine il castello era munito anche di un ponte elevatoio oggi sostituito con una rampa in legno.
A causa di un violento terremoto nel 1703, la struttura venne danneggiata evidentemente: questo causò lo spopolamento del borgo e l’abbandono totale.
Solo nel XX secolo Rocca Calascio cominciò pian piano a riottenere importanza, soprattutto grazie alla diffusione del turismo e, principalmente al cinema: il castello e il borgo sono stati set cinematografici di molti film italiani e stranieri come Il nome della rosa (ITA) e Lady Hawke (USA).
In vicinanza della rocca, lungo il sentiero, è collocata la Chiesa di Santa Maria della Pietà, risalente al 1596. La struttura presenta caratteristiche rinascimentali come la cupola a otto spicchi e una pianta ottagonale. All’interno possiamo ammirare lo splendido affresco della Vergine miracolosa e la scultura di San Michele armato.
Il borgo richiama anche l’attenzione degli appassionati della gastronomia e gli amanti del buon cibo, offrendo una cucina tipica e tradizionale:
Zuppa di lenticchie servita con del pane fritto e olio d’oliva;
Le lenticchie spesso sono servite con le Volarelle, gustose patate tipiche;
L’Agnello alla chiaranese con formaggio e uova, un goloso piatto locale con carne di ottima qualità, direttamente dagli allevamenti in alta quota.
Eventi
Sagra del pecorino, prima domenica di agosto, mette in risalto la qualità del formaggio tipico di origine ovina;
Vicino all’Agriturismo
Se cercate un agriturismo a poca distanza da Rocca Calascio, l’agriturismo il Timo è a meno di un’ora di strada. Chi volesse proseguire il viaggio nei dintorni dell’agriturismo può visitare Tagliacozzoe Rosciolo.
Agriturismo vicino Scurcola Marsicana, a soli 5 minuti
Nel luogo della famosa Battaglia dei Piani Palentini
La città di Scurcola Marsicana è situata alle pendici del Monte San Nicola e si affaccia sui Piani Palentini, dove si scontrarono Svevi e Angioini nella decisiva Battaglia dei Piani Palentini. Scurcola è un importante centro commerciale e culturale della Marsica e dista 4 km da Magliano de’ Marsi.
L’origine del nome deriva dal termine latino “Excubiae” e dal longobarso “Sculk” che entrambi significano “Sentinella” o “Guardia”, grazie alla sua posizione geografica.
Il luogo dove sorge la cittadina era già abitato nell’età del bronzo: a testimoniarlo sono i reperti di una Necropoli nei pressi del fiume Imele. Il sito archeologico, rinvenuto negli anni ottanta, ha riportato alla luce un serie di oggetti in ferro e bronzo, appartenenti ai Marsi ed Equi, fortemente in contrasto tra loro.
Nel Medioevo, Scurcola passò sotto prima il dominio bizantino e poi venne annessa al Sacro Romano Impero. Durante questo periodo la città si arricchì fortemente e divenne un punto strategico dopo la costruzione del Castello, realizzato a scopo militare. L’economia di Scurcola tuttavia si basava sui prodotti agricoli dei Piani.
Nel 1268 la città fu interessata nella Battaglia dei Piani Palentini, lo scontro che sancì definitivamente il dominio dello Stato Pontificio e la fine dell’Impero. “La battaglia fu talmente violenta e spietata che le acque del fiume Imele si colorarono di rosso”.
A partire dall’XVI secolo, la città passò sotto diverse casate, come gli Orsini e i Colonna, da sempre nemici per la pelle. I Colonna rinnovarono l’antico borgo, distrutto dopo la Battaglia, grazie alla costruzione di edifici come la Chiesa della Santissima Trinità, con la splendida scalinata in stile Barocco, e la Chiesa di Santa Maria della Vittoria.
Dista circa 10 minuti dall’Agriturismo il Timo e si può raggiungere in macchina senza particolari problemi.
Eventi principali
Premio internazionale d’Angiò, celebrato d’estate, che richiama appassionati di storia di tutto l’Abruzzo grazie alla rievocazione del Corteo Medievale, abiti tradizionali, prodotti gastronomici e alla musica.
Festa della cipolla nei primi giorni di settembre.
Vicino all’Agriturismo
Se cercate un agriturismo a Scurcola, il Timo è a soli 5 minuti. Chi volesse proseguire il viaggio nei dintorni dell’agriturismo può visitare Tagliacozzoe Rosciolo.
Tagliacozzo è una piccola città situata a 740 metri sul livello del mare ed è una delle principali attrazioni turistiche della Marsica. Con i suoi 7 000 abitanti è il terzo comune marsicano dopo Avezzano e Celano.
Il particolare nome deriva dal latino “talus cotium“, ossia taglio nella roccia, e indica proprio la posizione del suo borgo, tra due pareti rocciose.
Il primo insediamento urbano risale al XI secolo quando venne edificato il castello sul Monte Civita, appartenente alla Contea dei Marsi, anche se già in passato il territorio era sotto il dominio prima degli Equi e poi del fiero popolo dei Marsi.
Il piccolo feudo divenne presto uno dei principali centri urbani e religiosi d’Abruzzo, grazie all’intervento di Tommaso da Celano (noto religioso, poeta e scrittore medievale) che vi stabilì uno dei conventi più importanti d’Abruzzo e la Chiesa di San Francesco, 1230 circa.
Tagliacozzo è stata protagonista di uno degli eventi che ha segnato profondamente la storia d’Italia e d’Europa: la battaglia dei Piani Palentini o battaglia di Tagliacozzo, 1268. La feroce battaglia, che ha visto il confronto tra Carlo d’Angiò e Corradino della dinastia Svevia, è stata riportata nella Divina Commedia di Dante e ha fatto capitolare, definitivamente, il Sacro Romano Impero.
La vittoria di Carlo d’Angiò e quindi dello Stato Pontificio, assegnò il feudo di Tagliacozzo alla famiglia Orsini la quale finanziò importanti opere artistiche come il Palazzo Ducale, con la sua facciata elegante capace di ospitare più di 200 persone.
Dal XVI secolo la città venne prima inglobata nel Regno di Napoli e poi nello Stato Pontificio e vide un cambiamento radicale dovuto soprattutto agli investimenti delle famiglie reggenti (tra cui i Colonna) come Piazza dell’Obelisco, una delle piazze più belle d’Italia, un tempo circondata da portici e il Teatro Talia edificato nel 1686 in sostituzione del convento benedettino.
Dopo la Rivoluzione Francese il territorio perse la sua importanza politica e visse un periodo di decadenza per più di cent’anni: la città fu vittima di molte aggressioni dei Briganti e agitata da movimenti anti-piemontesi.
Tagliacozzo è anche una tappa del Cammino dei Brigantiche da Sante Marie circonda il confine naturale di Lazio e Abruzzo un tempo popolato dai Briganti.
Dista circa 10 minuti dall’Agriturismo il Timo e si può raggiungere in macchina senza particolari problemi.
Eventi principali
Festa di Ascanio nella seconda settimana di Luglio, dedicata all’artista rinascimentale. La festa è una sorta di ritorno al passato con la presenza di giocolieri, saltimbanchi, artisti di strada e prodotti tipici.
Tagliacozzo Film Festival ad agosto, combinato al Festival Internazionale di Mezza Estate, è un importante evento culturale d’Abruzzo che richiama musicisti, attori e artisti legati al mondo dello spettacolo. Il festival si svolge nella simbolica Piazza dell’Obelisco.
Sagra degli gnocchetti e ceci ad inizio agosto.
Festa della Madonna dell’Oriente a metà settembre.
Musei
Presso il convento del Santuario della Madonna dell’Oriente sorge il Museo Orientale ricco di collezioni, oggetti e libri di antiche civiltà come quelle egiziane, etiopiche e bizantine.
Il Chiostro di san Francesco nel borgo medievale, ospitante mostre d’arte.
Presso il convento di San Francesco si trova la Biblioteca Comunale, aperta dalle ore 09:00 alle 13:00 tranne il sabato e la domenica.
Vicino all’Agriturismo
Se cercate un agriturismo a Tagliacozzo, il Timo è a soli 10 minuti alle pendivi del Monte Velino. Chi volesse proseguire il viaggio nei dintorni dell’agriturismo il Timo e Tagliacozzo, può visitare Roscioloper vedere la chiesa di Santa Maria in valle Porclaneta
Rosciolo è una frazione del comune di Magliano de’ Marsi e dista circa 2 km dall’ agriturismo il Timo.
Sembra che il nome Rosciolo provenga dal toponimo di “rosa”, ovvero Rosciolum, almeno secondo lo storico Muzio Febonio che ne scrive nella sua opera Historiae marsorum. un’altra ipotesi è quella che lega il nome “Rosciolum” al toponimo di “Roscio”, nome di molte famiglie patrizie romane.
Si hanno notizie di Rosciolo sin dal 1080 con la registrazione della propria chiesa. E’ stato il paese dimora di conti (dei Marsi) dei monaci benedettini. Il paese conserva ancora il suo nucleo originario tardo quattrocentesco. Nel 1490 vennero costruite ka torre difensiva e le mura perimetrali. Alcune di queste sono ancora visibili. Nel paese sono presenti la Chiesa della Madonna delle Grazie risalente all’XI secolo, la chiesa di San Sebastiano risalente tra il V e VII secolo in cui è presente l’altarino in pietra proviene dalla chiesetta rurale di San Barnaba. La chiesetta di San Barnaba dedicata a Barnaba apostolo che venne edificata sui ruderi di Villa di San Barnaba alle pendici del Monte Velino. Nel frazione medioevale di Rosciolo, a meno di 2 km e immersa nel verde con una vista spettacolare del Monte Velino, si trova uno dei gioielli dell’architettura romanica della nostra regione Abruzzo, la chiesa di Santa Maria in Valle Porclaneta.
La frazione di Rosciolo è anche tappa del Cammino dei Briganti, che inizia a Sante Marie e prosegue per i teritori montani di Lazio ed Abruzzo e che ripercorre la storia ed i luoghi dei briganti che si trovavano al confine tra lo Stato Pontificio ed il Regno delle due Sicilie.
Eventi principali
Le feste patronali di Santa Costanza si tengono tra l’ultima domenica di agosto e la prima domenica di settembre;
A settembre, si solito la seconda settimana si svolge Sapori e Saperi del Velino, un evento incentrato su ambiente, cultura ed enogastronomia.
Curiosità
Tra le curiosità di Rosciolo c’è la “famosa salita in discesa” e si trova sulla strada che porta alla chiesa di Santa Maria in Valle Porclaneta. Si tratta semplicemente di un’affascinante illusione ottica poichè quella che appare come una salita è in realtà una leggera discesa. Tale illusione è dovuta alla discesa che è preceduta (o seguita – dipende dal lato in cui la si percorre) da un tratto in forte salita che fa da riferimento ingannevole.
L’Abruzzo continua a vivere un bel momento di gloria tra gli stranieri che vogliono investire in una casa in Italia, in gran parte sono provenienti dalla Gran Bretagna, dal nord Europa e paesi scandinavi, ma anche da piu’ lontano come dagli Stati Uniti. Negli ultimi tempi anche Rosciolo è meta di visita di stranieri interessati a trascorrere del tempo nella tranquillità di questo paesino in Abruzzo che viene apprezzato per la sua autenticita’, per la sua posizione strategica e soprattutto per i prezzi delle proprieta’ nettamente inferiori ad altre regioni italiane.
Nei dintorni dell Agriturismo il Timo
Chi volesse proseguire il viaggio nei dintorni dell’agriturismo il Timo e Rosciolo, può visitare la chiesa di Santa Maria delle Grazie, oppure spostarsi di circa 1 km per raggiungere Magliano dei Marsi dove si trova la chiesa medievale di Santa Lucia, costruita nel XIII secolo ma restaurata dopo il terremoto del 1915. Ha tre portali in stile borgognone, un rosone di tipo gotico-abruzzese della fine del ‘300 o inizi ‘400 e un campanile progettato da Tommaso Lorenzo.
Gli scavi di Alba Fucens e la Chiesa di San Pietro
Un suggestivo sito archeologico ai piedi del Monte Velino. La città romana di Alba Fucens ha una storia affascinante tutta da scoprire.
Alba Fucens
Fù una città edificata dagli Equi un popolo combattivo che più volte ostacolò l’espansione di Roma. Alba Fucens diviene colonia latina “sine sufragio”, e in seguito municipio romano, diventando la città più popolosa e importante della regione (circa 30.000 abitanti).
Gli scavi di Alba Fucens e la Chiesa di San Pietro possono essere visitati in autonomia oppure possiamo organizzarvi una visita guidata con personale esperto della storia di Alba Fucens.
Dove si trova
E’ situata alle pendici del Monte Velino, raggiungibile sia in auto che in bici su strada asfaltata.
PERCORSO
Punto di Partenza:Agriturismo il Timo Distanza: 10km Durata: a piedi 1h 40′, in bici 50′, in macchina 16′
Gli scavi archeologici di Alba Fucens, scoperta nel 1949, si trovano su un rilievo a 1.016 m. che si affaccia sui Piani Palentini. Fù una città edificata dagli Equi un popolo combattivo che più volte ostacolò l’espansione di Roma. Nel 458 a.C. gli Equi subirono, assieme ai Volsci la prima e dura sconfitta da parte di Cincinnato, ma il condottiero romano non riesce a penetrare all’interno della fortezza. E’ solo nel 303 a.C. che gli Equi verranno definitivamente sconfitti. Alba Fucens diviene colonia latina “sine sufragio”, e in seguito municipio romano, diventando la città più popolosa e importante della regione (circa 30.000 abitanti). La colonia, posta sulla Via Valeria ad una altitudine massima di 990 m.s.l.m., era circondata da quasi tre chilometri di mura difensive e da quattro porte di accesso. Dopo avere partecipato alla Seconda guerra punica, inviando soldati contro Annibale, fu ritenuta una città fedele a Roma. Questo fu probabilmente il motivo per cui Alba Fucens conobbe un lungo periodo di prosperità e ricchezza. La colonia, infatti, fu abbellita con numerosi edifici, tuttora in parte visibili: il foro, l’anfiteatro, la basilica, il macellum, le terme, l’acquedotto e dei templi. La struttura urbanistica riflette l’impianto romano dei cardi e dei decumani. Lungo la Via del Miliario sono visibili i resti di una antica domus romana e una pietra miliare, di particolare pregio, raffigurante un combattimento tra gladiatori su cui è incisa la distanza da Roma: 68 miglia.
Da visitare nell’area degli scavi (ingresso libero) le mura italiche risalenti alla fine del IV sec. a.C.;il centro cittadino con l’incrocio del Miliarium e del Decumanus Maximus (le due strade principali); l’area del Foro, le Terme, il Santuario di Ercole, le botteghe; l’anfiteatro e il suo ottimo sistema acustico (primi anni del primo sec. a.C.). Sulla stuttura del Tempio dedicato al Dio Apollo è stata costruita la Chiesa di S. Pietro uno dei gioielli del romanico abruzzese. Di grande interesse sono i mosaici e i marmi del pulpito e dell’iconostasi. L’interno della chiesa è di suggestiva bellezza, il fianco sinistro è quello meglio conservato, la pietra viva è ancora quella del Tempio italico. La chiesa venne quasi completamente distrutta dal terremoto del 13 Gennaio 1915, ma fu poi ricostruita fedelmente.
Uno scrigno di storia di fronte le pendici del massiccio del monte Velino
Chiesa di Santa Maria in Val Porclaneta, a Rosciolo
La chiesa d Santa Maria in Valle Porclaneta a Rosciolo dei Marsi, ospita al suo interno due splenditi capolavori in stucco, un ciborio ed un ambone, di una bottega di lapicidi i cui nomi sono Ruggero suo figlio Roberto e Nicodemo. Sappiamo i loro nomi in quanto, caso insolito per l’epoca, hanno firmato le loro opere.
La chiesa di Santa Maria in Val Porclaneta è uno dei più interessanti esempi di arte romanica abruzzese, in cui confluiscono influenze arabo-ispaniche, bizantine e longobarde.
Dove si trova
E’ situata alle pendici del Monte Velino a m. 1022 di altezza, raggiungibile percorrendo una caratteristica mulattiera che la collega al vicino paese di Rosciolo, frazione di Magliano de’ Marsi.
PERCORSO
Punto di Partenza:Agriturismo il Timo Distanza: 4km Durata: a piedi 1h 40′, in bici 40′, in macchina 10′
La presenza monastica nel sito è sicuramente anteriore al 1080, anno in cui “Il conte Berardo figlio di Berardo, conte dei Marsi, donò al monastero di Montecassino il monastero di Santa Maria in Valle Porclaneta e il castello di Rosciolo con le sue pertinenze” (come documenta il Lubin A., Abbatiarum Italiae brevis notitia, Roma 1693). Subito dopo i Benedettini avviarono la ricostruzione del complesso abbaziale nelle forme che ancora oggi possiamo ammirare; a differenza della chiesa, del monastero non rimane più alcuna traccia. Nonostante l’appartenenza cassinese, la chiesa non riflette lo stile caratteristico che contraddistingue le fondazioni legate più o meno direttamente alla committenza dell’abate Desiderio di Montecassino, interpretando in maniera originale il linguaggio architettonico e decorativo. La facciata a due spioventi è preceduta da un atrio coperto (esonartece) con unica arcata a tutto sesto e con tetto a due falde; nei pilastri laterali due iscrizioni attestano le identità del “benefattore e donatore … Berardo figlio di Berardo” e “dell’illustre Nicolò” che dovette curare la costruzione dell’edificio. Attraverso il portico si raggiunge l’ingresso principale: un portale dalle linee piuttosto semplici in cui spicca la presenza di una graziosa lunetta ogivale, affrescata nel XV secolo con una raffigurazione della Madonna col Bambino tra due Angeli adoranti. Lungo il fianco destro della chiesa è possibile ammirare un piccolo portale, ornato da una formella scolpita raffigurante una Madonna con Bambino benedicente, opera attribuita al maestro Nicolò. Interrompono la cortina muraria un’elegante bifora e due piccole monofore realizzate nel XIV secolo. Degna di nota è poi la decorazione esterna dell’abside, riedificata in forma poligonale nel Duecento ed ornata da semicolonne disposte in tre ordini; delimitano i registri due cornici, lavorate a foglie di acanto e palmette dritte nel primo registro, con semplici modanature nel secondo. Chiude la composizione una teoria di archetti ciechi, alternativamente a pieno centro e trilobi. I capitelli delle semicolonne sono decorati da raffinati motivi vegetali di tipo borgognone; nel secondo ordine fungono da base alle semicolonne dei leoni stilofori che ricordano le scelte compositive adottate a S. Pelino a Corfinio. La chiesa presenta una pianta di tipo basilicale, suddivisa in tre navate da massicci pilastri quadrati e terminante con un’abside semicircolare; tre scalette immettono nel presbiterio, rialzato per via della cripta rettangolare che si sviluppa nello spazio sottostante. I capitelli propongono nella decorazione un rappresentativo repertorio di motivi romanici; cornici “classiche” benedettine, sul modello di S. Liberatore a Maiella, si alternano a girali, palmette, fiori, animali, dal taglio plastico o estremamente stilizzato, in linea con la tradizione figurativa locale. A destra dell’ingresso è posto il sepolcro del maestro Nicolò, con la lapide scolpita dallo stesso artista, lungo la quale un’iscrizione recita “OPUS EST FATUM NICOLAUS Q.IACET HIC”. Un arco gotico, sorretto da colonnine tortili, chiude il sarcofago, ornato da pannelli figurati a rilievo, raffiguranti un Agnus Dei tra due angeli ed un gallo ed una sfinge dal volto umano. Non è più identificabile l’affresco che un tempo ornava il fondo dell’arcosolio. Di grande valore artistico sono poi l’ambone, il ciborio e l’iconostasi. L’ambone di Rosciolo è uno dei più begli esempi di scultura medievale abruzzese (vd. sezione Scultura Medievale, L’Aquila). La struttura in pietra è rivestita dallo stucco, lavorato con sapiente maestria dai magistri Roberto e Nicodemo, che firmano con orgoglio l’opera ricordando l’anno di esecuzione, il 1150. (INGENII CERTUS VARII MULTIQUE ROBERTUS HOC LEVIGARUM NICODEMUS ADQUE DOLARUM; [ANNUS] MILLENUS CENTENUS QUINQUIE DENUS CUM FUIT HOC FACTUM FLUX(IT)/ …EPTEN … VI MENSE HOCTUBER). Roberto di Ruggiero è noto per aver realizzato qualche anno prima il ciborio di S. Clemente a Guardia al Vomano, mentre Nicodemo di Guardiagrele, che compare per la prima volta a Rosciolo, realizza nel 1158 l’ambone della chiesa di Santa Maria del Lago a Moscufo e nel 1166 l’ambone della chiesa di Santo Stefano a Cugnoli. L’ambone di Porclaneta ha una cassa quadrangolare poggiante su pilastri ottagoni; i capitelli sono decorati da figure umane barbute intrecciate a sinuosi elementi vegetali e sorreggono archi trilobi, nel prospetto e nel retro, ed archi a tutto sesto a lato. Della decorazione a stucco della cassa rimangono il corpo acefalo del leone alla base del lettorino semicilindrico e i bassorilievi su due fasce disposti a destra e sul parapetto della scala, con scene raffiguranti diaconi e soggetti testamentari, come David che lotta con un orso, la danza di Salomè e Giona ingoiato dalla balena, soggetto che Nicodemo replicherà sull’ambone di Moscufo. Al di sopra dei bassorilievi corre una fascia di piccoli archetti a ferro di cavallo, che continua anche sul parapetto della scala. Diversamente dall’ambone, il ciborio (vd. sezione Scultura Medievale, L’Aquila) non reca alcuna iscrizione che indichi l’anno di realizzazione o l’autore tuttavia, grazie a puntuali confronti stilistici, può ugualmente essere attribuito al magister Roberto ed esser datato, in riferimento all’ambone, in prossimità del 1150. Molti dei motivi decorativi presenti nell’ambone sono riproposti nel ciborio; in particolare un motivo ad intreccio a tre bande, dall’andamento assai regolare, è scolpito in maniera identica in entrambe le opere, ed è significativo che tale decorazione non sia rintracciabile in nessun altra scultura loro attribuita. Il ciborio inoltre, anche se stilisticamente mostra un “fare più pacato e classicheggiante” (Gandolfo 2004), sia dal punto di vista strutturale, che delle scelte decorative, ricorda quello dell’abbazia di San Clemente a Guardia Vomano, l’altra opera realizzata dello scultore Roberto, in questo caso insieme al magister Ruggero. Il ciborio è composto da quattro colonne scanalate con capitelli figurati e vegetali, sormontati su ciascun lato da un arco trilobo; il passaggio dalla base quadrangolare alla forma ottagonale del tamburo avviene tramite un doppio giro di arcatelle, chiuse in alto da una spessa cornice classicheggiante. Una ricca decorazione orna i pennacchi e la cornice di imposta al tamburo; un intricato labirinto ad intreccio ospita delle figure antropomorfe e zoomorfe: omini che sorreggono con le mani la lunga barba, un arciere che sta per colpire la preda, un cacciatore che colpisce un basilisco, un altro omino, morso da un cane, che si contorce in una improbabile posa. L’elemento di arredo liturgico più antico tra quelli presenti nella chiesa è la bellissima iconostasi, realizzata con buona probabilità alcuni anni prima dell’arrivo di Roberto e Nicodemo per l’ambone ed il ciborio. L’iconostasi è composta da due lastre in pietra, probabilmente eseguite da artisti diversi, sormontate da quattro colonnine che sorreggono un architrave in legno. La lastra sinistra è decorata da due arcatelle cieche avvolte da un tralcio vegetale a foglie palmate che fuoriesce da un cespo di acanto; nei pennacchi ai lati delle arcatelle trovano posto due piccoli leoni che si torcono indietro nell’atto di addentarsi la coda cuoriforme. Sul pluteo a destra si dispongono con forte vigore plastico un gruppo di aquilotti e colombi, una pistrice, un grifo ed un leone, tutti atteggiati secondo pose e movenze composte come in un campionario araldico. Al di sopra delle colonne poggia l’alto architrave ligneo, decorato da una serie di arcatelle cieche, che viene ritenuto generalmente coevo alla struttura in pietra. All’interno della chiesa di S. Maria in Valle Porclaneta si conservano interessanti affreschi, opera di artisti locali, che raffigurano diversi soggetti sacri, spesso ripetuti. Il gruppo più numeroso di essi si data al XV secolo e comprende, tra le altre, ben sette rappresentazioni della Madonna con Bambino in trono, dislocate sui pilastri delle navate, nonché sulle pareti del transetto e del presbiterio: di queste, due conservano iscrizioni che permettono di assegnar loro una data di esecuzione più precisa (1444 e 1461), ed una presenta la Vergine ed il Bambino affiancati da due santi, S. Michele Arcangelo (a sinistra) ed un santo non meglio identificato (a destra). Allo stesso lasso di tempo si possono datare anche un Cristo crocifisso con S. Giovanni Evangelista e la Madonna sorretta delle pie donne posto nella parete sinistra della navata centrale (seconda arcata) ed un santo ed una santa non riconoscibili dipinti sul terzo pilastro della navata centrale. Sullo stesso pilastro è raffigurato anche un S. Michele Arcangelo, che si presenta con un’altezza (forse) volutamente sproporzionata, ad indicare la supremazia del Bene sul Male, rappresentato dal dragone, del quale è possibile riconoscere la coda in basso a sinistra. Due immagini di S. Antonio Abate si trovano nella navata centrale (secondo pilastro) e nel transetto: la prima presenta in alto un’iscrizione che permette di identificare correttamente il santo raffigurato, il quale, in questo caso, ancora non presenta la tipica iconografia che troviamo invece nel secondo dipinto, forse di poco posteriore. Infine, ascrivibile allo stesso secolo è una rappresentazione di S. Sebastiano presente nel presbiterio. Al secolo precedente si può far risalire un altro affresco, raffigurato sul quarto pilastro della navata centrale, che raffigura S. Lucia, resa identificabile dall’iscrizione posta nella parte superiore del dipinto stesso. Al XIII secolo è databile una Crocifissione di Cristo conservata nel presbiterio: alla tipica coppia di personaggi che si trovano ai piedi della croce (la Madonna e S. Giovanni Evangelista) si aggiunge in questo caso un altro santo (forse un altro Evangelista). Il quadro centrale è affiancato da due pannelli laterali, a mo’ di trittico, nei quali sono raffigurati S. Giovanni Battista (a destra) ed un santo vescovo (a sinistra). Tra il 1150 e il 1166 gli stessi autori hanno creato degli altri cibori e amboni pressoché identici a Santa Maria del Lago a Moscufo , a Santo Stefano a Cugnoli e a San Clemente al Vomano.
Siamo di fronte ad una vera e propria bottega i cui caratteri originalissimi sono inconfondibili. Uno degli elementi caratteristici è la soluzione dei sostegni non più architravata ma aperta da archi gemini o trilobi che donano particolare eleganza all’insieme.
Autentica rarità nei pulpiti di questo periodo è la presenza di scene figurate quali le storie del profeta Giona raccontate con dovizia di particolari in due pannelli sul parapetto della scala d’accesso, Sansone che lotta con il leone e Davide contro l’orso, la danza davanti a Davide. Altre figure completano la decorazione e sono i quattro maestosi simboli degli Evangelisti posti a due a due aggettanti sui lettorini (in parte rovinati a Rosciolo)ed altri personaggi portanti il calice o il turibolo oppure un libro. L’insieme di questi elementi, il tipo di tecnica usata, creano degli “oggetti ” d’arte unici . La bottega di Ruggero produce delle opere apolidi o meglio cosmopolite.Non si riconoscono in esse elementi tali da permettere il loro inserimento in una ben precisa area geografica o culturale.Esse rappresentano un intreccio di influssi e correnti diverse. Per capire meglio la loro origine basterà spostare l’ottica sulla analisi dei singoli elementi per trovare dei modelli precisi nel campo della miniatura, degli avori e nell’architettura stessa. Il loro aspetto insolito è dato non dalla loro monumentalita ma dalla monumentalizzazione di un lavoro di miniatura. L’estraneità all’Abruzzo degli elementi presenti in tali opere farebbe pensare ad una bottega non originaria della regione che per i riferimenti così diversi, si sia formata o abbia avuto contatti nell’ambito di quel centro di scambio e di cultura che era l’ Abbazia di Montecassino . Il lavoro d’ equipe occorso per la ricostruzione dell’Abbazia, attuata da Desiderio tra il 1066 e il 1071 ha certo favorito il contatto e il reciproco influsso tra architetti lombardi, decoratori musulmani o bizantini e soprattutto la diffusione della queste culture dell’Italia centro meridionale di cui l’Abruzzo rappresentava la punta piu settentrionale. (Dalle comparazioni effettuate possiamo formulare l’ ipotesi sull’origine normanna dei tre lapicidi e sulla loro formazione avvenuta quasi sicuramente nell’Italia meridionale della prima meta’ del Xll secolo ancora fortemente intrisa dell’esperienza e della cultura di Montecassino e della sua produzione artistica cosi eclettica e cosmopolita.
Questo particolare insieme di influssi, unito all’aperta e stimolata sensibilita di Ruggero, Roberto e Nicodemo, hanno creato i due cibori e i tre amboni che per la loro originalita’ e curiosita’ sono da considerarsi delle autentiche opere d’arte nel panorama dell’ arredamento liturgico delle chiese italiane della prima meta’ del 1100) (fonte C. Caselli)
All’interno dell’agriturismo sono riservati degli alloggi con posti letto per gli ospiti. Sono spaziosi e dotati di tutte le comodità. Sono posti al pianterreno. Hanno una spaziosa veranda esterna con una bellissima vista sulla campagna e i monti circostanti.
Tutti gli alloggi sono costruiti in legno e sono antisismici al 100%. Alcuni chalet hanno l’aria condizionata.
Gli ospiti possono scegliere tra:
solo pernottamento
mezza pensione
pensione completa
pernottamento e prima colazione.
Il nostro agriturismo in abruzzo è un ottimo B&B in natura
Gli alloggi sono autonomi (Acqua, riscaldamento). Anche l’ingresso è autonomo. Ottima logistica come agriturismo Ovindoli, Agriturismo Campo Felice, agriturismo Tagliacozzo.
La cucina offre menù biologici alla carte e degustazioni di carne, con una particolare attenzione alle tradizioni, ai prodotti freschi di nostra produzione e alle stagioni.
Sapore locale Abruzzese con ricette tradizionali e prodotti locali!
L’Agriturismo il Timo è circondato dal verde. Ha un bellissimo giardino con arredi raffinati , amache, un orto molto grande e piante da frutta.
C’è il vivaio, area giochi per bambini e una suggestiva Piscina con vista montagna circondata dal verde. Serviamo aperitivi e aperitivi cenati a bordo piscina.
Ci sono gli animali della nostra fattoria che possono essere visitati dai bambini.
Siamo uno dei pochi agriturismi in Abruzzo con piscina situati in montagna.
L’Agriturismo è immerso nel verde in una natura superba protetta a pochi passi da una continuità di PARCHI.
Parco Nazionale D’Abruzzo
Parco Nazionale del Gran Sasso
Parco nazionale della Maiella
Parco dei Monti della Laga
OASI DEL WWF
Si trova all’interno della Riserva orientata naturale del Monte Velino. È area naturale protetta della Regione Abruzzo istituita nel 1987. Occupa una superficie di 3.550,00 ha sul Monte Velino, nei territori di Magliano de’ Marsi e Massa d’Albe. Vicino alle piste da sci.