170 g di zucchero 350 g di carote 2 uova 200 g di farina 70 ml di olio di semi 50 g di gherigli di noci 1/2 cucchiaino di cannella in polvere un pizzico di sale.
Montate le uova con lo zucchero, quindi aggiungete un pizzico di sale, olio di semi, la cannella e la farina, con lievito per dolci. Prendete le carote, pelatele e grattugiatele, unitele al composto insieme ai gherigli di noci tritati.
Riscaldate il forno a 170° ed imburrate una teglia di 20 cm di diametro e versateci dentro il composto. Fate cuocere la torta per circa35 minuti in forno .
In una planetaria lavorate a crema il burro con lo zucchero, aggiungete poi l’ uovo, la Farina e il lievito e formate un panetto morbido e liscio avvolgetelo in una pellicola e lasciatelo riposare 30 minuti in frigorifero.
Nel frattempo imburrate ed infarinate uno stampo per crostate di 24 cm; trascorsi 30 minuti, togliete la pasta frolla dal frigorifero. Trasferite il panetto su di un piano di lavoro leggermente infarinato, mettete da parte un pezzo di pasta frolla per le strisce, dopo di che con un mattarello stendete la pasta frolla dello spessore di circa 1 cm e foderate lo stampo per crostate.
Coprite con la marmellata ai frutti di bosco Az. Agricola Pietrangeli.
Con la frolla messa da parte formate delle strisce e disponetele a griglia sulla marmellata.
Infornate a 170° per 40 Min circa. Servitela con un’abbondante spolverata di Zucchero a velo!
I più noti e classici sono quelli di patate, ma in realtà i tipi di gnocchi presenti nella tradizione gastronomica italiana sono tanti e si diversificano, sia per gli ingredienti utilizzati, sia per la modalità di preparazione dell’impasto. Si tratta di un antico piatto di origine popolare, semplice e sostanzioso, composto da ingredienti “poveri”. Con il termine “gnocchi” si indicano pezzetti di pasta a forma tondeggiante preparati con patate cotte impastate con la farina, oppure preparati con altri ingredienti, come il semolino, il pane, poi ci sono gli gnocchi soffiati, quelli di ricotta e spinaci, di zucca, ecc. Quelli più conosciuti sono quelli di patate, e pur avendo in Piemonte e nel Veneto i due maggiori centri di diffusione, gli gnocchi di patate sono molto popolari e consumati in tutta Italia. Si possono condire in mille modi, dai ragù di carne o di pesce a varie combinazioni di verdure, dalla salsa di pomodoro a salse a base di formaggio, oltre che semplicemente con burro e parmigiano. Prepararli in casa non è difficile, ma bisogna procedere nel modo corretto, seguendo alcune semplici regole, la prima delle quali riguarda la scelta delle patate più adatte. Le patate più indicate infatti sono quelle “farinose”, caratteristica tipica di alcune varietà di patate a pasta gialla e di quelle a pasta bianca. Sconsiglio vivamente l’utilizzo di patate novelle, perché essendo molto acquose assorbirebbero troppa farina, rendendo gli gnocchi gommosi.
Come farli Una volta scelte le patate giuste, bisogna lavarle accuratamente, metterle in una casseruola, coprirle con acqua fredda e lessarle poi a fuoco non forte per 20-30 minuti dall’inizio dell’ebollizione. Per capire se sono cotte con i lembi della forchetta basta pungerle e se non si sente resistenza fino al centro della patata allora saranno cotte. Dopo essere state sgocciolate dall’acqua di cottura, vanno sbucciate il prima possibile ed evitare che si raffreddino troppo per la lavorazione, che risulterebbe più difficile. Una volta sbucciate si passano allo schiacciapatate e si lascia intiepidire il passato di patate, si aggiunge poi la farina (250 gr ogni chilogrammo di patate) e un pizzico di sale.
Con le mani si lavora il composto velocemente, prima che il passato si raffreddi del tutto, fino ad ottenere un impasto liscio ed elastico. Se l’eccessiva umidità delle patate dovesse portare a sfaldare l’impasto durante la lavorazione si può aggiungere un uovo. Una volta ottenuto un impasto compatto e soffice se ne ricavano tanti cilindri di circa 1,5 cm di diametro, facendo rotolare piccole parti di impasto a una a una sulla spianatoia infarinata, li si taglia a pezzetti di 2-3 cm circa di lunghezza, ottenendo così gli gnocchi “lisci”. Per ottenere uno gnocco rigato, occorre premere con il pollice al centro di ogni pezzetto di pasta e passarlo sul “rigagnocchi”, oppure si possono utilizzare semplicemente i lembi di una forchetta inumiditi. Man mano che si preparano gli gnocchi vanno allineati su vassoi ben infarinati fino al momento della cottura.
Gli gnocchi vanno cotti in abbondante acqua salata in leggero bollore, e una volta che salgono a galla si sgocciolano con un mestolo trasferendoli nella pirofila, se vanno ripassati in forno, o nella padella se vanno saltati col condimento scelto. Noi utilizziamo solo ingredienti prodotti da noi stessi, le patate sono quelle che coltiviamo, la farina è quella che deriva dalle nostre coltivazioni di grano, poi macinata in un mulino qui vicino, e le uova sono delle nostre galline. Nel nostro menù gli gnocchi sono presenti giornalmente, nelle salse più classiche, ma ci divertiamo ogni tanto a combinare sapori diversi per rendere i nostri gnocchi particolarmente gustosi ed unici. Un piatto semplice e altrettanto delicato inserito da poco nel nostro menù, sono gli gnocchi conditi con una salsa di menta, zenzero e limone. Una salsa semplice da realizzare, briosa, fresca e sempreverde. Si uniscono degli elementi che donano al piatto freschezza e genuinità. Per la realizzazione della salsa basta preparare un mix di scorza di limone, zenzero grattugiato e qualche fogliolina di menta, da unire ad una crema composta da acqua di cottura, pepe e parmigiano. Provate i nostri gnocchi e vedrete che bontà! Questa settimana abbiamo aggiunto un ingrediente particolare ai nostri gnocchi… abbiamo sostituito la classica patata a pasta gialla, con quella viola!
Sentirete che specialità… =D
Dopo avervi mostrato come facciamo l’impasto della pizza e come fare il pane di solina, questa volta vi parliamo della pizza con l’impasto di farina di solina. La pizza è così: un equilibrio perfetto di sapori e odori che mette di buonumore, una magia semplice e, tuttavia, anche un’alchimia misteriosa che solo chi è “del mestiere” sa ricreare ogni volta, per la gioia degli occhi e dello stomaco. E solo sperimentando riusciamo ogni volta a sorprendere prima di tutto noi stessi e chi la prova. E proprio la versatilità della pizza è la chiave della sua straordinaria diffusione: fonte di ispirazione in ogni parte del mondo è stata adattata secondo usanze locali e ingredienti tipici. Della farina di solina ne abbiamo già parlato nell’articolo precedente, scritto sul pane, che abbiamo provato in purezza al 100%, e di questa farina “ancestrale”, ottima quindi per fare il pane, e con un’ottima resa anche per la pasta, ci incuriosiva conoscere anche la resa nella pizza. E allora abbiamo provato! Abbiamo imparato che impastare la farina di solina, significa avere a che fare con una farina molto ruvida, come abbiamo già visto, perché è una farina semi integrale, per questo nell’impasto abbiamo aggiunto una parte di farina 0, un po’ più di olio e usato un’acqua più calda per sciogliere il lievito di birra utilizzato.
La tecnica di produzione della pizza, impone un processo molto diverso rispetto a quello del pane, specie nelle ultime fasi prima della cottura. Mentre per il pane, una volta fatto l’impasto e successivamente le pagnotte, viene direttamente infornato per la cottura, per quanto riguarda la lavorazione dell’impasto della pizza tonda classica, cotta al forno a legna, una volta fatto l’impasto e ricresciuto il panetto, poco prima di infornarlo, va nuovamente schiacciato, per dargli la forma desiderata, così come originariamente prevede la sua preparazione, ed ecco che in questa fase, l’impasto sottoposto a stress, deve poter avere una buona risposta in termini di tenuta ed elasticità dell’impasto, tali che una farina con un indice proteico così basso, certamente da sola non riesce ad avere. Ed è proprio per questo motivo, per avere una lavorazione e una resa migliore, che abbiamo deciso di “spezzare” la farina, e non utilizzarla al 100% naturale.
Abbiamo comunque provato sia l’impasto al 100% naturale sia spezzato, e abbiamo deciso che la pizza migliore era quella con un impasto spezzato, sia per la lavorazione, per la stesura dell’impasto prima di essere infornata, e sia per il gusto. L’impasto al 100% rimaneva ruvido al palato, poco morbido, ma molto fragrante e croccante. L’impasto spezzato, con una percentuale di farina 0, invece dona all’impasto una morbidezza e una fragranza perfetta, ottima per il palato e buona per la salute.
Di seguito vi lascio la ricetta completa! Ingredienti: 1 kg di farina di grano di Solina; 500 gr. di farina 00; 1 panetto di lievito di birra da 25 gr.; mezzo bicchiere di olio extra vergine d’oliva; un cucchiaio di sale fino; un cucchiaio di zucchero; 750 ml di acqua. Dosi per: 4/6 persone Tempo di preparazione: dall’impasto al forno 7/8 ore . Tempo di cottura: con forno a 220° circa 10/12 minuti. Difficoltà: Impegnativa
Procedimento: Creiamo l’impasto mettendo la farina a fontana, e al centro di essa mettiamo l’acqua tiepida dove precedentemente abbiamo sciolto il panetto di lievito e lo zucchero. Aggiungiamo il sale e l’olio extra vergine d’oliva e continuiamo ad impastare finché non si sarà formata una bella palla liscia ed omogenea. Mettiamo a lievitare l’impasto per circa 4 ore, in un contenitore coperto. Riprendiamo poi l’impasto e lo rimpastiamo, lo tagliamo in diverse parti uguali, creiamo le palline e le lasciamo riposare in un contenitore apposito, coperte da un canovaccio per 3 ore circa in un luogo caldo. Una volta riposate, prendiamo le nostre palline e le lavoriamo per fargli prendere la forma desiderata, dopodiché le condiamo a nostro piacimento, e le inforniamo per 10/12 minuti a circa 220°, nella funzione ventilata se cuociamo in un forno elettrico, ovviamente preriscaldato; altrimenti, come nel nostro caso, nel forno a legna… e buon appetito!
Fare bollire 50 ml di acqua con lo zucchero. Togliare dal fuoco, unire le mandorle tritate mescolare fino ad ottenere un composto omogeneo.
Lasciare riposare in frigo per almeno 1 ora.
Sciogliere il cioccolato a bagnomaria, nel frattempo riprendere la pasta di mandorle dal frigo e lavorandola unire un uovo alla volta, poi il cioccolato ormai fuso, la farina e il cacao e mescolare, infine aggiungere il burro fuso e mescolare fino ad ottenere un composto omogeneo.
Versarlo in uno stampo tondo, disponete poi i lamponi (lavati e asciugati) in modo uniforme su tutta la superficie della torta.
Pasta fresca all’uovo e come nascono i nostri primi piatti
La pasta fresca
I primi piatti asciutti di pasta fresca, detti anche farinacei, si ottengono principalmente dalla lavorazione di farine ricavate dai cereali, e, fra tutti i farinacei, la pasta occupa un ruolo importante nella cucina italiana; non esiste infatti regione che non annoveri tra le proprie specialità almeno un primo piatto di pasta.
Questa importanza deriva dal fatto che, nell’alimentazione delle società rurali e povere, il piatto di pasta costituiva la parte fondamentale di un’unica portata; le paste infatti venivano condite con il sugo della carne o del pesce, oppure semplicemente abbinate a verdure e legumi (combinazione tipica della dieta mediterranea e nutrizionalmente corretta). Le paste alimentari si possono classificare in paste secche, fresche (all’uovo o di grano duro), ripiene e gratinate. Il nostro ristorante all’interno dell’agriturismo produce esclusivamente pasta fresca all’uovo, e paste ripiene, soprattutto negli eventi organizzati per banchetti, quali cerimonie e feste organizzate. La nostra pasta fresca è un impasto ottenuto da una farina di grano tenero e di semola, prodotti dal nostro agriturismo e macinati dal vicino mulino Amiconi di Magliano dei Marsi, lavorato con uova di nostra produzione, grazie alle galline presenti nel pollaio che giornalmente producono circa una trentina di uova, consentendo così alla brigata della cucina di preparare piatti unici, freschi e genuini.
Le uova prodotte in casa
Essendo una pasta fresca, la nostra pasta non viene sottoposta al processo di essiccazione e la sua umidità può raggiungere anche il 30%, e viene conservata nelle nostre celle frigorifere per un massimo di cinque giorni, garantendo la freschezza del prodotto ogni settimana. Le farine che utilizziamo, come già detto di nostra produzione, hanno delle caratteristiche particolari, e delle specifiche proprietà reologiche, che durante l’impasto, la lievitazione e la cottura sono fondamentali per la riuscita dei nostri prodotti. Ovviamente oggi parliamo della produzione della pasta all’uovo, ma non dimentichiamo che siamo produttori per uso ristorativo anche di pane, pizza e dolci(argomenti che tratteremo successivamente).
La nostra farina
Queste farine hanno una forza media (160-250W), permettendo un uso generico nella nostra cucina, grazie alla necessità media di liquidi che riescono ad assorbire (uova per pasta e dolci, acqua e olio per pane e pizza), dando così agli impasti specificità importanti quali: elasticità, estensibilità, tenacità e viscosità. Secondo la nostra tradizione l’impasto prevede l’utilizzo di farina e uova pari 1:1.
Cosa vuol dire?
Noi, per i nostri impasti utilizziamo un uovo per ogni ettogrammo di farina. Questo tipo di impasto è utilizzabile per tutte le paste lunghe, le lasagne, i maltagliati (che nel nostro ristorante sono meglio conosciuti come Pezze, nell’esclusiva ricetta delle “Pezze del Timo”, che sono tra l’altro uno dei nostri piatti principi e più amati), e paste corte come i quadrucci. Per le paste ripiene invece (quali ad esempio: i ravioli, i cannelloni, gli agnolotti), l’impasto per essere ben lavorato, e soprattutto per evitare che si asciughi durante la preparazione, si lavora con un liquido maggiore affinché non risulti troppo duro evitando così la rottura durante la cottura. L’impasto come vi ho anticipato è molto semplice, la cosa più importante però è la sua lavorazione.
La spianaoia
Una volta amalgamati per bene gli ingredienti, bisogna infatti lavorare con il palmo della mano la pasta per almeno 10 minuti in modo molto energico, infarinando di tanto in tanto la spianatoia (ovviamente di legno 12). Al termine della lavorazione l’impasto risulterà liscio ed omogeneo, abbastanza consistente ed elastico. Prima della stesura però l’impasto avrà bisogno di riposare per circa 20 minuti, coperto da una pelli
cola o comunque al riparo dall’aria, per evitare che si crei una crosticina fastidiosa poi per la stesura della pasta stessa. Al momento di dare il formato che si desidera, la pasta dovrà risultare né troppo morbida (perché tenderebbe ad attaccarsi) né troppo secca (perché tenderebbe a rompersi). Una volta che avete “tirato” la vostra sfoglia con il mattarello (operazione che richiede forza e abilità manuale) dandovi una sfoglia più rugosa, riuscendo tra l’altro a trattenere meglio il condimento, o con la sfogliatrice (che semplifica e velocizza il vostro lavoro); tagliate o modellate la pasta a seconda delle vostre necessità. Ricordatevi però che questa va lasciata ad asciugare senza sovrapporla, altrimenti attaccherebbe, e per evitare che si attacchi la si può cospargere con un po’ di farina. Queste sono delle piccole accortezze, ma che vi daranno degli ottimi risultati. La pasta all’uovo già di per sé è ottima se presentata nei modi usuali, con condimenti anche molto semplici, come un sugo al basilico fresco, con delle erbe aromatiche (come ad esempio i nostri Tagliolini alle Erbe, che sono un bel mix di odori e sapori unici ed energici), o semplicemente con un condimento semplice di burro e parmigiano; ma raggiunge la sua massima succulenza quando in essa racchiude uno di quei ripieni che danno vita a piatti incredibilmente ricchi di fantasia e gusti squisiti, come i ravioli, i cannelloni, gli agnolotti, i tortellini con farce che possono essere a base di carne, formaggio, verdure o pesce; nel nostro caso prediligiamo i ripieni di formaggi, carni e verdure che sono di nostra produzione! Non vi resta che provare i nostri accorgimenti e soprattutto venire a provare i nostri primi piatti di pasta all’uovo!
Il formaggio, alimento ottimo da gustare da solo, è anche un ingrediente fondamentale della cucina italiana, infatti può essere usato come condimento delle paste, risotti e zuppe, per farcire ravioli e crêpes, per arricchire pizze, polente e carni.
La comparsa del formaggio nell’alimentazione dell’uomo risale all’epoca preistorica, ovvero alla scoperta, probabilmente casuale, del fatto che il caglio, presente nello stomaco degli ovini, aveva la capacità di coagulare il latte fresco lasciato in ambienti caldi. Il prodotto nato da questa trasformazione si dimostrò subito un alimento prezioso, dal momento che si conservava meglio di molti altri cibi e che poteva sfamare in modo semplice e pratico. Sicuramente il latte migliore per la produzione del formaggio è il latte crudo non pastorizzato, ma per ragioni igienico sanitarie, la maggior parte dei formaggi viene prodotta con latte pastorizzato, ovvero sottoposto a trattamenti termico per assicurare la distruzione di tutti i microrganismi patogeni. Il latte si coagula in quanto la caseina si raggruma e, precipitando, imprigiona parte del lattosio, formando la pasta caseosa; contemporaneamente, una parte dell’acqua e del lattosio viene eliminata e costituisce il siero, dal quale si ricavano tutti i sottoprodotti (che non possono essere definiti formaggi), come la ricotta.
La grande varietà di formaggi italiani rende impossibile un’unica classificazione generale. I criteri con cui essi possono essere suddivisi sono molteplici: il tipo di latte utilizzato (vaccino, caprino, pecorino, misto), il periodo di stagionatura (i freschi sono quelli che non subiscono stagionatura, e stagionati a diverse maturazioni), il contenuto di grassi (grassi, con un contenuto di grassi maggiore al 42%; semigrassi e magri, inferiore al 20%), la consistenza, che dipende dal contenuto di acqua (pasta molle, con una percentuale maggiore di acqua; semidura, dura), la temperatura di lavorazione del cagliato (durante la lavorazione il cagliato può essere portato a temperature diverse e così si possono avere formaggi a pasta cruda, semicotta, cotta, con una temperatura di cagliata superiore ai 48°C).
Noi non produciamo i formaggi che utilizziamo, ma li scegliamo con cura e alcuni dei quali li acquistiamo da un’azienda che è membro della nostra rete di imprese “GREEN FARM”: “L’azienda Agricola Cofini”, che ci offre prodotti di alta qualità, genuini e semplici. Il produttore, Francesco Cofini è un agronomo e capacissimo nel rispettare le tradizioni delle produzioni locali.
Abbiamo una vasta selezione di formaggi, ci piace offrire prodotti con stagionature diverse, sapori e consistenze svariate. Partiamo dai formaggi a pasta molle per continuare con i semistagionati e per finire con quelli a pasta dura stagionati. Pecorino, primo sale, formaggi speziati di latte vaccino, ricotte e formaggi stracchinati. Il formaggio è un alimento praticamente privo di zuccheri. Gli zuccheri infatti, a noi piace apportarli con il miele o con le marmellate, di nostra produzione, e così, trovano il loro naturale alimento complementare, creando un equilibrio di gusto. In linea di massima, miele e marmellate si abbinano a formaggi di elevata aromaticità. Il miele di acacia può andar bene anche per formaggi di media aromaticità. Da tener presente che i formaggi freschi, invece, vengono “coperti” dall’aroma del miele. Inoltre, offriamo, come accompagnamento dei nostri formaggi, anche il marcetto, un prodotto tipico dell’entroterra abruzzese; un formaggio grasso, a lunga maturazione, a pasta molle, prodotto col latte di pecora, molto aromatico, umido, spalmabile, e cremoso. Oltre al miele, le confetture e il marcetto, i formaggi posso essere accompagnati anche da vari tipi di pane (aromatizzati o speziati), verdure, e frutta fresca o secca.
Nella nostra cucina i formaggi sono molto presenti, dagli antipasti, alla degustazione di formaggi; ai primi piatti, con salse e ripieni di paste fresche; nei piatti unici, con formaggi fusi o alla brace, come il pecorino in salsa di menta, o le scamorze al coccio con prosciutto, o con tartufo fresco, o alla brace; e non possono mancare come condimenti per la pizza.
Un piatto che, di recente, abbiamo servito ai nostri clienti sono gli gnocchi ai quattro formaggi, una ricetta facile e veloce. Provatela anche voi!
Ingredienti per 4 persone:
1 kg di gnocchi (che potete fare voi seguendo la mia ricetta!!)
250 ml di panna
250 ml di latte
25 gr di burro
25 gr di farina
200 gr di formaggi misti (parmigiano, emmenthal, scamorza affumicata, fontina)
Procedimento:
Tagliare tutti i formaggi in piccoli pezzi (tranne il parmigiano, che va grattugiato) e metterli a bagno nella panna. Bollire il latte in una casseruola e preparare a parte il roux, sciogliendo in un pentolino il burro e unendovi, fuori dal fuoco, la farina. Quando il latte prende a bollire, unire il roux caldo, un pizzico di sale e un po’ di noce moscata e cuocere per qualche istante. Unire i formaggi e la panna e, prestando attenzione a non lasciar attaccare il composto sul fondo, mescolare per qualche minuto a fuoco lento.
Una volta pronti gli gnocchi, cuocerli in abbondante acqua salata in leggero bollore, e, appena salgono a galla, sgocciolare con un mestolo trasferendoli nella casseruola dove è stata preparata la salsa ai quattro formaggi. Mantecare per qualche secondo e servire gli gnocchi ai quattro formaggi, caldi e filanti!
La trippa è un tipo di frattaglia usata in gastronomia e ricavata durante la macellazione dalle diverse parti dello stomaco del bovino e non, come molti credono, dall’intestino. La trippa è un alimento consumato da lungo tempo: i greci la cucinavano sulla brace, mentre i romani la utilizzavano per preparare salsicce. Con questo alimento si preparano davvero tanti piatti, che ricalcano proprio un po’ tutta la tradizione della cucina italiana di un tempo. Oggi la trippa costituisce un alimento tradizionale di molte regioni d’Italia, in particolare della cucina veneta, romana, toscana e milanese, viene tagliata a strisce e quindi cotta in maniere diverse. Oggi prepariamo la trippa al sugo, una ricetta tipica della cucina napoletana, romana e sarda e, anche se preparate in modo diverso, le ricette sono molto simili! Per cucinare la trippa al sugo bisognerebbe utilizzare la polpa di pomodoro, che rende la trippa al sugo dall’aspetto gradevole e con un sapore equilibrato, ma se volete potete utilizzare anche la passata di pomodoro o i pomodori pelati, che danno consistenze e sapori diversi alla vostra trippa!
Difficoltà: facile Tempi di preparazione: 1h e 30 minuti Ingredienti per 4 persone: 500 gr di trippa 2 cucchiai d’olio extravergine d’oliva 200 gr di polpa di pomodoro mezza cipolla mezza carota mezza costa di sedano qualche foglia di basilico mezzo bicchiere di vino bianco secco sale pepe
Come preparare la trippa al sugo: Per preparare la trippa al sugo cominciate dalla pulizia della stessa, lavatela per bene sotto l’acqua corrente e fatela scolare. Preparate intanto il trito aromatico di cipolla, sedano e carota, che metterete poi in un tegame e lascerete soffriggere con l’olio. Lasciate insaporire qualche istante a fiamma viva e infine aggiungete la trippa e fatela rosolare per qualche minuto, irrorate con il vino e lasciate che evapori completamente. Aggiungete la polpa di pomodoro, il basilico e aggiustate di sale e pepe. Coprite con un coperchio e lasciate cuocere per circa un’ora a fiamma molta bassa. Nei primi 45 minuti di cottura, tenete il tegame coperto con un coperchio, per poi toglierlo verso la fine della cottura, in modo che si ritiri il succo uscito dalla trippa stessa.
Consiglio: Al momento di servirla aggiungete una spolverata di pecorino romano e il sapore sarà ancor più unico!
Approfittiamo di uno degli ortaggi di stagione più versatili in cucina, per un primo piatto dalla cremosità irresistibile: i nostri tagliolini agli asparagi.
Difficoltà: facile Tempo di preparazione: 30 minuti Ingredienti per: 4 persone Tagliolini 500 g (puoi trovare la ricetta per fare i tagliolini nell’articolo su come fare la pasta) Asparagi da pulire 400 g Panna fresca liquida 150 g Porro fresco 100 g Olio extravergine d’oliva 2 cucchiai Aglio 1 spicchio Pepe nero q.b. Timo q.b.
Come preparare i nostri tagliolini: Per prima cosa mettete a bollire l’acqua in una pentola per far cuocere la pasta. Iniziate poi a preparare gli asparagi: tagliando via la parte bianca più coriacea, pelate i gambi così da togliere i filamenti più duri, una volta puliti otterrete circa 300 g di asparagi, tagliateli a rondelle e lasciate da parte le punte.
Affettate finemente il porro e fatelo rosolare sul fuoco con dell’olio e uno spicchio d’aglio, aggiungendo poca acqua calda per non far asciugare troppo il soffritto. Eliminate l’aglio, e nel frattempo cuocete i tagliolini nell’acqua bollente, cuoceteli al dente, perché poi finiranno di cuocere direttamente nella salsa. Proseguite intanto con la preparazione della salsa, e nella padella aggiungete quindi gli asparagi a pezzetti, salate, pepate e proseguite la cottura per alti 7-8 minuti, a questo punto versate la panna e lasciate amalgamare cinque minuti. Una volta trascorso il tempo di cottura frullate il tutto con il frullatore, fino ad ottenere una crema vellutata.
In una padella a parte mettete a rosolare le punte degli asparagi con un filo d’olio, rosolateli fino a che non saranno ben croccanti. Lasciate restringere il condimento per un minuto, quindi scolate direttamente i tagliolini nella salsa, mescolate per insaporire e aromatizzate con del pepe. Spadellate ancora qualche istante e poi servite ben caldi i tagliolini con una spolverata di timo fresco e le punte degli asparagi rosolate.
Consiglio Con l’aggiunta di qualche scaglia di parmigiano darete un tocco di sapore in più al vostro piatto!
L’arrivo della Primavera è atteso con trepidazione da tutti gli amanti della Natura e, in modo particolare, dagli appassionati ricercatori di Asparagi selvatici. In effetti, una vera prelibatezza! Gli asparagi sono ortaggi primaverili teneri e succulenti, estremamente ricchi di proprietà benefiche. Essi rappresentano una varietà perenne, la cui coltivazione in Europa ebbe inizio oltre mille anni fa. L’Italia, insieme alla Francia ed alla Germania, ne è uno dei maggiori produttori a livello europeo. Scegliere di consumare asparagi significa dare la propria preferenza ad alimenti locali e di stagione, oltre che ricchi di proprietà benefiche utili a proteggere il nostro organismo dalle malattie. Gli asparagi sono: • Ricchi di vitamine • Ricchi di Sali minerali • Ricchi di fibre • Depurano l’organismo e sono diuretici • Sono antiossidanti • Contribuiscono al buon funzionamento del sistema nervoso • Sono antinfiammatori naturali • Aiutano la digestione e migliorano le funzioni intestinali Proprio grazie a tutte le loro proprietà, mangiare asparagi ci consente di ottenere una serie di benefici: tenere a bada la glicemia, assumere una buona dose di vitamine e sali minerali, avere un effetto diuretico e depurativo sull’organismo.
La varietà più comune degli asparagi è costituita da ortaggi di colore verde scuro o verde chiaro ma, a seconda delle zone d’Italia, possiamo trovare asparagi di colore bianco, rosa e viola. L’asparago bianco, che germogliando interamente sottoterra (e quindi in assenza di luce) ha un sapore delicato. L’asparago violetto, dal sapore molto fruttato, è in realtà un asparago bianco che riesce a fuoriuscire dal suo sito e, vedendo la luce, quindi a sua volta attuando la fotosintesi, acquista un colore lilla abbastanza uniforme, ed ha un leggero gusto amaro. L’asparago verde che germoglia alla luce del sole come quello violetto, ha però un sapore marcato e il suo germoglio possiede un gusto dolciastro. È il solo asparago che non ha bisogno di essere pelato; proprio come quello che troviamo in Abruzzo, dove è diffuso in modo particolare negli ambienti di macchia mediterranea e nei boschi termofili dalla pianura sino alla media collina. È inoltre bene differenziare tra l’asparago coltivato (Asparagus officinalis) e l’asparago selvatico (Asparagus acutifolius) conosciuto anche come asparagina, la cui presenza può essere individuata in aree di campagna, pascoli e boschi. In cucina si utilizzano i germogli verdi o bianchi dell’asparago, e per la loro preparazione, occorre tagliare le estremità legnose dell’asparago e togliere eventualmente la pelle bianca fino a 4 cm sotto il germoglio, od oltre nel caso di asparagi vecchi o particolarmente grandi. L’asparago per essere consumato viene prima lessato con acqua salata per breve tempo oppure cotto a vapore; il tempo di cottura tipico per gli asparagi è di circa 5 minuti, nonostante possa variare a seconda dello spessore. Dato che il germoglio è più delicato della base dello stelo, i risultati migliori si ottengono legando insieme non troppo stretti glisteli in modo che solo la parte inferiore sia cotta in acqua bollente, mentre i germogli, fuoriuscendo dall’acqua, subiranno una cottura a vapore. Per preservarne il colore vivo gli asparagi verdi (così come per quasi tutte le verdure verdi) si possono raffreddare in acqua molto fredda immediatamente dopo la cottura. L’asparago può essere servito in varie maniere e, a seconda delle tradizioni locali, esistono diverse preparazioni tipiche. Gli asparagi verdi in Italia sono spesso serviti facendoli saltare in padella previa lessatura, semplicemente con burro o burro e parmigiano (“asparagi alla parmigiana”). Inoltre, possono venire accompagnati da uova al burro e formaggio grattugiato o sode. Ma, gli asparagi possono essere usati per preparare risotti, zuppe, mousse o in vellutate, e sprigionare la propria fantasia!
Noi abbiamo proposto i tagliolini agli asparagi, un primo piatto ricco di gusto, ma soprattutto semplice e veloce da preparare!
All’interno dell’agriturismo sono riservati degli alloggi con posti letto per gli ospiti. Sono spaziosi e dotati di tutte le comodità. Sono posti al pianterreno. Hanno una spaziosa veranda esterna con una bellissima vista sulla campagna e i monti circostanti.
Tutti gli alloggi sono costruiti in legno e sono antisismici al 100%. Alcuni chalet hanno l’aria condizionata.
Gli ospiti possono scegliere tra:
solo pernottamento
mezza pensione
pensione completa
pernottamento e prima colazione.
Il nostro agriturismo in abruzzo è un ottimo B&B in natura
Gli alloggi sono autonomi (Acqua, riscaldamento). Anche l’ingresso è autonomo. Ottima logistica come agriturismo Ovindoli, Agriturismo Campo Felice, agriturismo Tagliacozzo.
La cucina offre menù biologici alla carte e degustazioni di carne, con una particolare attenzione alle tradizioni, ai prodotti freschi di nostra produzione e alle stagioni.
Sapore locale Abruzzese con ricette tradizionali e prodotti locali!
L’Agriturismo il Timo è circondato dal verde. Ha un bellissimo giardino con arredi raffinati , amache, un orto molto grande e piante da frutta.
C’è il vivaio, area giochi per bambini e una suggestiva Piscina con vista montagna circondata dal verde. Serviamo aperitivi e aperitivi cenati a bordo piscina.
Ci sono gli animali della nostra fattoria che possono essere visitati dai bambini.
Siamo uno dei pochi agriturismi in Abruzzo con piscina situati in montagna.
L’Agriturismo è immerso nel verde in una natura superba protetta a pochi passi da una continuità di PARCHI.
Parco Nazionale D’Abruzzo
Parco Nazionale del Gran Sasso
Parco nazionale della Maiella
Parco dei Monti della Laga
OASI DEL WWF
Si trova all’interno della Riserva orientata naturale del Monte Velino. È area naturale protetta della Regione Abruzzo istituita nel 1987. Occupa una superficie di 3.550,00 ha sul Monte Velino, nei territori di Magliano de’ Marsi e Massa d’Albe. Vicino alle piste da sci.