Come abbiamo già visto le zuppe sono un piatto povero ma fonte di nutrimento semplice per il mondo contadino di un tempo. Rivisitandole le zuppe negli anni hanno preso piede anche nei ristoranti di classe. Noi cerchiamo di proporvi ogni settimana una zuppa diversa con gli ingredienti che abbiamo a disposizione dalle nostre produzioni. E questa settimana vi presentiamo “La zuppa di fagioli cannellini alla salvia”, un piatto semplice, gustoso, genuino e delicato!
Ingredienti per 5 persone:
700 gr di fagioli cannellini
2 spicchi d’aglio
10 gr di pinoli
10 gr di foglie di salvia
7 dl di brodo vegetale
10 gr di parmigiano grattugiato
Olio extravergine d’oliva
Sale e pepe
Procedimento:
Come prima cosa mettiamo in ammollo i fagioli cannellini in abbondante acqua tiepida, la sera prima che vogliamo preparare la nostra zuppa. Il giorno dopo prendiamo i nostri fagioli e li cuociamo in acqua calda con un pizzico di sale. Una volta cotti, li sgoccioliamo e possiamo iniziare a preparare la nostra zuppa.
Mettiamo in una casseruola un aglio spellato con un filo d’olio extravergine d’oliva, e lasciamo rosolare per 2/3 minuti. Uniamo i cannellini, lasciamo soffriggere per un minuto, copriamo con il brodo caldo e lasciamo cuocere per 15 minuti.
Mentre la zuppa cuoce, disponiamo in un mixer 10 gr di foglie di salvia lavate e asciugate, un piccolo spicchio d’aglio spellato, 4-5 cucchiai di olio, 5 gr di pinoli e un mestolino di brodo della zuppa. Frulliamo e trasferiamo il pesto che abbiamo realizzato in una ciotola. Aggiungiamo il parmigiano e mescoliamo per bene.
Con un mestolo forato disponiamo metà dei cannellini dalla casseruola al mixer usato per il pesto e li frulliamo insieme ad un mestolo di brodo di cottura. Trasferiamo il purè di cannellini nella casseruola, aggiungiamo il pesto di salvia, regoliamo di sale e pepe, mescoliamo per bene e lasciamo cuocere per altri 5 minuti. La zuppa è pronta per essere servita, la mettiamo quindi nei piatti cospargendola con i pinoli rimasti, un po’ di pepe nero di mulinello e un filo d’olio crudo.
Buon appetito!
500 gr di tonnarelli (la ricetta la trovate nell’articolo su come fare la pasta 200 ml di panna 120 gr di speck a cubetti e qualche listarella a parte 30 gr di pecorino grattugiato 30 gr di burro qualche stimma di zafferano sale e pepe
Fate cuocere la pasta in abbondante acqua salata per il tempo indicato nella confezione, o se fatti da voi i tonnarelli, avranno una cottura di circa 4/5 minuti, dipende dalla consistenza della pasta.
Ora tagliate a cubetti lo speck e di seguito fatelo scottare per 3 minuti circa in una padella senza aggiungere grassi, continuate la cottura fino a quando lo speck risulterà croccante ma non secco, dopodiché toglietelo dal fuoco.
In un’altra padella fate rosolare il burro per qualche minuto poi versate la panna e lo zafferano, sale e pepe, e fate addensare per circa 3 minuti. Aggiungete due/tre cucchiai di acqua di cottura della pasta e proseguite a far temperare la salsa per qualche minuto. Scolate la pasta, unitela alla crema di zafferano e panna e aggiungete il formaggio, mantecate per qualche istante, poi unite anche lo speck e mescolate con cura. Servite subito i vostri tonnarelli con speck e zafferano.
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Guarnite il vostro piatto con qualche listarella di speck croccante e con i fiori di zafferano.
Con il termine “spezie” si indicano alcune sostanze (o miscele di sostanze) ricavate da semi, frutti, gemme, cortecce o radici di piante esotiche, perlopiù provenienti dall’Oriente, dai sapori assai forti e, in molti casi, addirittura piccanti. In commercio si trovano, nella maggior parte dei casi, essiccate e macinate e, se conservate in contenitori ermetici, al riparo dalla luce, sono in grado di mantenere i loro aromi anche per un intero anno.
Molto utilizzate anche in occidente nel periodo delle grandi scoperte geografiche, soprattutto delle classi più abbienti che, offrendole nei loro banchetti, ostentavano la propria ricchezza dimostrando di potersele permettere (erano infatti molto costose), le spezie hanno conosciuto, nella nostra cucina, un lungo periodo di quasi assenza per tonare “di moda” negli ultimi anni grazie all’avvicinamento di nuove tradizioni e di una mescolanza etnica sempre più varia che ha introdotto, anche in Europa, pietanze e sapori appartenenti ad altri Paesi.
Il loro pregio, sia nel passato che nel presente, è legato, oltre al piacere che possono conferire al palato, anche alle loro virtù curative che da sempre sono state sfruttate in campo erboristico. Pare, infatti, che molte di queste sostanze sono utili nella cura di numerosi disturbi dell’apparato digestivo e riescano, quindi, a conferire maggiore digeribilità anche ai piatti nei quali vengono impiegati.
Molte di queste sostanze hanno anche altri usi, non solo utilizzate nel campo erboristico, ma anche per la preservazione del cibo, in rituali religiosi, cosmesi o profumeria. Ad esempio, la curcuma è usata anche nell’ayurveda; la liquirizia ha proprietà officinali; l’aglio viene usato come vegetale nella cucina.
Una delle spezie che utilizziamo maggiormente nei piatti della nostra cucina è lo zafferano, una spezia che viene prodotta a Rosciolo di Magliano, da un nostro compaesano e amico Riccardo Federici, che con la sua omonima azienda agricola partecipa alla rete di imprese agricole “Green Farms” di cui siamo membri. I suoi prodotti “Zafferano Bio in stimmi di Avezzano e Magliano dè Marsi” sono di qualità eccellente e genuina.
Lo zafferano è una pianta di origine orientale, della famiglia delle Iridaceae, coltivata in Asia minore e in molti paesi del bacino del Mediterraneo. In Italia le colture più estese si trovano nelle Marche, in Abruzzo (lo zafferano dell’Aquila è conosciuto nel mondo intero con la sua produzione nell’Altopiano di Navelli) e in Sardegna. Dallo stimma trifido si ricava la spezia denominata “zafferano”, utilizzata in cucina e in alcuni preparati medicinali. Il fiore color violetto fiorisce per un breve periodo di due settimane in autunno. Ogni fiore ha solo tre stimmi gialli che devono essere colti manualmente all’alba, prima che il sole sia troppo alto. I fiori generalmente si scartano, oppure vengono fatti essiccare e utilizzati come decorazione per i piatti (proprio come facciamo noi), mentre gli stimmi vengono essiccati. In questo processo si perde l’80% del peso, ma l’intensità del sapore (leggermente amarognolo) ci guadagna molto. Sono necessari circa 200.000 fiori per ottenere un kg di stimmi di zafferano. Si trova in commercio macinato o in stimmi interi. È consigliabile utilizzare gli stimmi filiformi mettendone a bagno un pizzico in acqua tiepida per sviluppare colore e aroma, prima di aggiungerli alle vivande della fase terminale di cottura. Va conservato in recipienti a chiusura ermetica e lontano dalla luce.
Lo zafferano si unisce bene con il riso (quello alla milanese è un classico, o la paella alla valenciana), zuppe di pesce, salse, budini e dolci di riso di origine orientale e, in genere, per colorare impasti, ripieni e salse.
Nel menù di questa settimana ci saranno alcuni piatti con protagonista proprio lo zafferano, piatti che presenteremo per la serata del 14 febbraio in occasione di San Valentino, ma che proponiamo durante tutto l’anno in diverse pietanze. Come potevamo farci scappare l’occasione di aggiungere ai nostri piatti un tocco di colore, genuinità e sapore unico? Tra questi piatti abbiamo i tonnarelli con speck e zafferano, e la faraona allo zafferano.
Oggi vi regalerò la nostra ricetta dei tonnarelli con speck e zafferano.
Nella cultura popolare le zuppe rappresentano un primo piatto “povero” della tradizione contadina. La storia di questa preparazione risale addirittura ai primordi della gastronomia, quando, insieme a rudimentali focacce preparate con grano macinato e acqua, gli uomini si cibavano di elementari zuppe a base di legumi ed acqua, e solo in alcuni casi fortunati, di carne.
Con il tempo, con le mutate e migliorate condizioni economiche le zuppe si sono via via arricchite di ingredienti più sostanziosi e raffinati. Questo è avvenuto anche grazie alla recente rivalutazione dei cosiddetti “cibi poveri”, che oggi risultano recuperati e proposti in diverse occasioni, che possono essere semplici pranzi di famiglia o possiamo ritrovarle non solo in agriturismi, come da noi, ma anche nelle tavole dei ristoranti più eleganti.
A testimonianza della popolarità e della vitalità di queste pietanze, compaiono, nella tradizione gastronomica italiana, una serie innumerevole di ricette di minestre, zuppe e creme preparate con ingredienti diversi (dalla carne al pesce, dalle verdure ai formaggi), dando vita a piatti straordinari, in molti casi semplici e genuini, in altri casi elaborati e raffinati, ma che si rifanno tutti all’antica cucina popolare, nel pieno rispetto delle varie tradizioni regionali o rivisitandole in chiave moderna. Alternativa ai primi piatti di pasta o riso, le minestre e le zuppe si prestano a tutte le occasioni, come abbiamo già anticipato, dai pranzi di famiglia informali alle cene più eleganti. Nel primo caso si tratta in genere di preparazioni rustiche, a base di ortaggi e legumi, come la classica Pasta e fagioli o i Gnocchetti con i ceci, mentre nei menu più ricercati compaiono solitamente consommé, creme e vellutate o anche raffinate zuppe a base di pesce. Contrariamente a quanto si pensa, le zuppe e le minestre si prestano anche ai pranzi estivi, con preparazioni che si servono fredde, come il Gazpacho o la Zuppa fredda di verdure crude. Di regola, le zuppe o le minestre, all’interno di un pranzo, vanno servite dopo l’antipasto e seguite da un secondo piatto, ma alcune preparazioni invece, per la ricchezza e il conseguente rapporto nutrizionale, costituiscono un piatto unico, come ad esempio le zuppe con base di carne di maiale, o di pesce, che da sole rendono già completo un pasto. Il termine zuppa sembra derivare dalla parola gotica “suppa”, che significa “fetta di pane inzuppata”. Durante il medioevo infatti, la fetta di pane non serviva come accompagnamento per gli altri cibi, ma veniva utilizzata come piatto su cui poggiare le varie pietanze. Le fette poi così insaporite, venivano cotte in acqua o in brodo per il pranzo della servitù. La zuppa di oggi ha mantenuto le sue origini, ed è infatti accompagnata da fette di pane generalmente tostate (che siano crostini o bruschette), poste accanto o alla base della zuppa stessa, e, a seconda della ricetta, si possono utilizzare, per esempio, un pane integrale, di segale o come nel nostro caso,il pane di solina, dando alla ricetta un sapore ancor più genuino e rustico. Preparare una zuppa non è così complicato, l’unica cosa che in realtà rende complicata questa preparazione sono i tempi e i modi di cottura. Generalmente queste pietanze vengono cotte in casseruole alte, l’importante è che siano di rame o acciaio inox, o meglio ancora in recipienti di terracotta, che assorbendo e rilasciando il calore molto lentamente ben si prestano alle cotture lunghe, soprattutto nel caso delle zuppe di legumi. Una delle nostre zuppe più ricercate è quella di lenticchie (di nostra produzione), semplice, genuina, rustica e veloce. Ogni volta cerchiamo di renderla unica e diversa da quelle precedenti aggiungendo e arricchendola di nuovi elementi. Di seguito vi riporto la ricetta completa della nostra zuppa base di lenticchie, alla quale potrete aggiungere qualsiasi ingrediente voi desideriate! Ingredienti per 4 persone: -100 grammi di lenticchie rosse -200 grammi di pomodori maturi -una carota media -una cipolla -una costa di sedano -due cucchiai di olio extravergine d’oliva -uno spicchio d’aglio -qualche fogliolina di timo, rosmarino e maggiorana -una foglia di alloro -sale e pepe
Procedimento: Mettete in ammollo le lenticchie in acqua tiepida per almeno 8 ore. Sgocciolatele e sciacquatele, mettetele in una pentola con un litro e mezzo di acqua e cuocetele per un’ora circa. Nel frattempo, fate soffriggere nell’olio, in una casseruola a parte, tutti gli odori e le erbe aromatiche, e aggiungete i pomodori tagliati a pezzi. Una volta pronto il soffritto con i pomodori aggiungete le lenticchie, scolate dalla bollitura, un litro di brodo vegetale, regolate di sale, pepate e proseguite la cottura per circa 30 minuti. Preparate nel frattempo delle fette di pane, tagliatele a cubetti, accendete il forno a 250°, distribuite i cubetti di
pane su una teglia e infornate per circa 10 minuti, giusto il tempo che si dorino per bene i crostini. Una volta pronta la zuppa, servitela ben calda con una sbriciolata di crostini sopra e un filo d’olio, e il gioco è fatto!
Un consiglio… Se volete rendere il vostro piatto più appetitoso, nella prima fase di soffritto degli odori, aggiungete un pezzo di lardo o di pancetta, oppure aggiungete una sbriciolata di salsiccia e sentirete che bontà!
Fare bollire 50 ml di acqua con lo zucchero. Togliare dal fuoco, unire le mandorle tritate mescolare fino ad ottenere un composto omogeneo.
Lasciare riposare in frigo per almeno 1 ora.
Sciogliere il cioccolato a bagnomaria, nel frattempo riprendere la pasta di mandorle dal frigo e lavorandola unire un uovo alla volta, poi il cioccolato ormai fuso, la farina e il cacao e mescolare, infine aggiungere il burro fuso e mescolare fino ad ottenere un composto omogeneo.
Versarlo in uno stampo tondo, disponete poi i lamponi (lavati e asciugati) in modo uniforme su tutta la superficie della torta.
Sia i ristoranti che i consumatori sembra si siano stancati della parola “biologico“, in gran parte perché la parola è stata usata eccessivamente e si è molto ridotta rispetto al suo significato che rimane, tuttavia, un simbolo di un’alimentazione sana e desiderabile. Ma non basta parlare di biologico per fare affermazioni etiche nei menu dei ristoranti, oltre ad affermarlo lo si deve praticare davvero. Produrre ortaggi in un orto biologico è alla portata di tutti, ma garantire per gli ingredienti utilizzati per preparare i piatti del ristorante è un’altra cosa. Quando si producono direttamente i propri ingredienti però, è tutta un’altra cosa. In questo caso si ha la garanzia di genuinità.
Vegetariano
Ascoltiamo molto le opinioni dei nostri clienti, e sempre più di voi stanno mostrando interesse per stili di vita sia biologici ma anche vegetariano, senza glutine, e non solo. Siete in molti ad aderire a questi modelli alimentari, sia spinti da considerazioni ideologiche, di necessità, o soltanto perché ritenete che sono diete particolarmente efficaci e salutari.
E se c’è qualcosa che possiamo fare per migliorare la qualità del nostro cibo, lo facciamo e nessun costo è proibitivo.
Con questo presupposto abbiamo inserito moltissime pietanze vegetariane, senza glutine, alcune anche senza lattosio e vegane. Antipasti, primi, secondi
Senza Glutine
, piatti unici e anche i dolci! Produciamo direttamente gli ingredienti che utilizziamo, dal grano usato per la pasta e la pizza, le uova, gli ortaggi, i nostri allevamenti. Quello che non produciamo lo riceviamo dalle fattorie del posto. Abbiamo fondato con loro una rete di fattorie, le “Green Farms”. Facendo abbiamo così una garanzia senza precedenti sulla provenienza e la genuinità di tutto quello che mettiamo sulla nostra tavola. Stiamo anche lavorando per aumentare la disponibilità di farine, come quella di grano saraceno, di ceci, integrale.
Con il nuovo menùvogliamo continuare ad offrire cibo genuino e salutare, abbiamo rielaborato le ricette dei nostri
Vegano
piatti e siamo arrivati a preparare 18 portate senza glutine, di cui 11 senza lattosio e 8 totalmente vegetariane mantenendo invariata la nostra abitudine ad utilizzare solo ingredienti freschi.
Vi spieghiamo anche come le prepariamo! Scorrendo il menù, potrete leggere le ricette che utilizziamo per preparare i nostri piatti.
Nel nuovo menù, disponibile anche online, sarà facile capire quali pietanze fanno al caso vostro, potrete affidarvi ad alcuni semplici simboli di riconoscimento da seguire.
Il miele è un prodotto alimentare antinfiammatorio così saporito quanto sano.
Secondo l’ultimo studio del 2016 della Commissione sull’attuazione dei programmi a sostegno dell’apicultura, l’Europa è il secondo produttore al mondo di miele e in Italia vengono prodotti 23.000 delle 250.000 tonnellate di miele che si producono in tutta l’UE.
Noi, con le nostre 90 arnie (circa) contribuiamo a produrre circa 1500 Kg di miele all’anno.
Se in termini percentuali aumenta il numero delle colonie di api, diminuisce invece (-4%) quello degli allevatori. In particolare la Commissione Ue rileva tra gli elementi critici il peggioramento delle condizioni di produzione, l’aumento dei costi di produzione e la crescita delle importazioni di miele a basso costo dai paesi terzi creano una situazione di sempre maggiore concorrenza. Rispetto agli altri Paesi europei il consumo di miele in Italia è comunque molto basso, se si considera che la media europea è intorno ai 700 grammi e i tedeschi e i greci consumano ogni anno oltre un chilo di miele. Fuori dall’europa, questo dolce nettare è l’esportazione più importante di diversi paesi come ad esempio Cuba, davanti a zucchero e caffè, secondo l’ONU. A Cuba, il miele è apprezzato per il suo valore culinario, medicinale e spirituale. Quando ordinate il caffè qui all’Avana, il miele viene spesso presentato insieme allo zucchero. Questa pratica risale alla lotta per l’indipendenza del 1860, quando la produzione di zucchero è stata ridotta, e il popolo cubano ha da tempo riconosciuto i benefici per la salute del miele rispetto allo zucchero.
Sempre secondo il rapporto, nel nostro paese è stato rilevato un aumento nell’importazione del miele prima dalla Romania (che ne produce 34.999 tonnellate) e poi dalla cina (primo produttore mondiale di miele).
Tali importazioni stanno generando un divario di mercato per via dei prezzi più bassi rispetto al miele prodotto in Italia.
In generale il prezzo del miele è in forte ascesa dal 2001 ed è raddoppiato nel corso degli ultimi 7 anni (come viene rilevato da questo rapporto della UNA_API del 2014). Sembra che anche questo fattore, unitamente all’aumento della domanda interna, stia agevolando l’importazione da altri paesi. A causa della diversa regolamentazione sulla tracciabilità e sulla valutazione qualitativa dei paesi esteri di produzione (a volte inestistente) la stessa qualità del miele prodotto all’estero viene costantemente messa in discussione.
La qualità del miele
A fare la qualità del miele concorrono numerosi aspetti ed i primi elementi di qualità sono la genuinità e la salubrità del prodotto. Secondo la legge Italiana, è considerato miele solo il prodotto che sia fatto dalle api a partire da nettare o da melata: non esistono, in altre parole, mieli “artificiali” o fatti con lo zucchero; prodotti del genere non possono essere legalmente commercializzati. Niente conservanti, quindi, non ce ne sarebbe bisogno, ma neanche coloranti o aromatizzanti: l’aroma e il colore del miele sono quelli che gli derivano dalle piante bottinate dalle api. Tra i prodotti alimentari il miele è anche uno di quelli che può dare maggiori garanzie riguardo alla presenza di eventuali residui di sostanze estranee: anche in questo caso è la legislazione, con norme restrittive, a fare da guardiana alla salute pubblica, ma è la sua stessa natura ad assicurare la necessaria salubrità.
Un tema diverso invece è quello che riguarda “le miscele” di miele che sono un mix di diverse tipologie di miele che servirebbero, tra le altre cose, a mantenere il miele in forma liquida.
Come riconoscere mieli di qualità
Un criterio di qualità, è la buona conservabilità del prodotto, che è collegata a un basso contenuto d’acqua. In questo caso è l’apicoltore, o comunque chi commercializza, a selezionare i mieli in modo da garantirne la qualità sotto questo punto di vista. La legge, in questo caso, è molto permissiva, ma è anche interesse del produttore non mettere in commercio prodotti che rischiano di fermentare proprio per la presenza di acqua. I mieli fermentati si riconoscono facilmente già dall’aspetto schiumoso, con bolle di gas inglobate ed un’eventuale separazione tra la componente liquida e quella solida.
Separazione in fasi
Un sintomo di invecchiamento e di conservazione a temperatura eccessivamente elevata è la separazione di fasi, cioè l’evidenziazione di uno strato di miele liquido alla superficie del prodotto cristallizzato.
Il processo di cristallizzazione è un processo naturale ed avviene per diversi fattori. Il primo è il rapporto fra glucosio e acqua. Tutti i mieli sono costituiti da circa un 18% di acqua. In quest’acqua è disciolto il 70% circa di zuccheri monosaccaridi (fruttosio e glucosio) in percentuali a loro volta variabili. Si tratta quindi di una soluzione sovrassatura, ossia una soluzione nella quale la concentrazione del soluto (gli zuccheri) supera quella che il solvente (l’acqua) può contenere stabilmente, sicché il glucosio tenderà a separarsi dal solvente precipitando sottoforma di cristalli. Un secondo fattore che consente la cristallizzazione è il rapporto fra fruttosio e glucosio. Se il fruttosio predomina sul glucosio banalmente il miele tenderà a rallentare il processo di cristallizzazione restando a lungo liquido (si pensi al caso dell’acacia o del castagno). Al contrario, mieli nei quali la percentuale di glucosio è più alta (ad esempio gli agrumi e molti millefiori primaverili, il trifoglio, il girasole, timo, santoreggia etc.) avranno rapidi fenomeni di cristallizzazione. Naturalmente l’innesco della cristallizzazione avviene già nel momento dell’estrazione a freddo del miele, che agitando i cristalli ne facilita lo sviluppo, ma possiamo anche dire che la cristallizzazione è accelerata dalle basse temperature.
Cosa fare quando il miele si è cristallizzato?
Si può certamente riscaldarlo, anche a bagno maria, o più semplicemente tenendolo per qualche minuto fra le mani e rimescolandolo con un cucchiaio, o ponendolo per pochi minuti a contatto con una fonte di calore come un termosifone. In alternativa basta metterlo in freezer quando è ancora liquido, per bloccare la precipitazione dei cristalli. Noi preferiamo consumarlo così come si presenta. Infatti, anche i prodotti che hanno subito dei trattamenti termici devono essere considerati impoveriti rispetto agli equivalenti non riscaldati. E’ meglio diffidare quindi dei prodotti che vengono presentati allo stato liquido in una stagione in cui sarebbe lecito immaginarli già cristallizzati, a meno che non si tratti di robinia (acacia), castagno o melata: con ogni probabilità sono stati rifusi. E’ bene ricordare che sia la fusione che la pastorizzazione non hanno alcuno scopo igienico-sanitario e danneggiano irreparabilmente il prodotto, distruggendone la carica enzimatica.
Il miele e le sue proprietà benefiche
Miele di acacia
Sin dai tempi antichi il miele è diventato il concetto di cibo come medicina. Per i Sumeri oltre 4.000 anni fa per il suo uso come unzione e medicina. Il miele contiene vitamina C, complesso vitaminico B e minerali chiave come ferro, calcio e magnesio.
Il miele è ricco di proprietà antiossidanti e antinfiammatorie.
È stato dimostrato che il miele riduce l’infiammazione, ad esempio COX-2. Contiene molti potenti composti anti-infiammatori chiamati flavonoidi, come la quercitina. Il miele è un alimento base nella medicina tradizionale e è naturale. Tra le principali proprietà riconosciute al miele, ricordiamo: 1) Sedativo della tosse Secondo gli studi effettuati da parte degli esperti della Tel Aviv University, il miele può essere considerato come un sostituto dei comuni sciroppi per la tosse e somministrato la sera prima di coricarsi nella dose di un cucchiaino, come se si trattasse di un vero e proprio farmaco. I medici hanno potuto rendersi conto nel corso di una simile sperimentazione di come esso possa essere realmente efficace nel sedare la tosse, senza bisogno di ricorrere ad altri medicinali. 2) Proprietà antibiotiche Le proprietà antibiotiche del proprietà antibiotiche del miele applicato sulla pelle per uso topico erano ben conosciute da parte della medicina naturale tradizionale, ma furono presto dimenticate da molti con l’arrivo della penicillina e di pomate farmaceutiche per la cura di ustioni ed abrasioni. Secondo uno studio effettuato in Nuova Zelanda, il miele, con particolare riferimento alla varietà “Manuka”, conterrebbe una quantità di perossido di idrogeno che ne renderebbe benefica l’applicazione come antibiotico e disinfettante su piccole lesioni della pelle. 3) Proprietà antinfiammatorie Tra le proprie numerose caratteristiche ritenute benefiche per la salute, il miele presenta inoltre delle proprietà antinfiammatorie che rendono la sua applicazione adatta in caso di punture di insetti, con particolare riferimento alle punture di zanzara. Le proprietà antinfiammatorie del miele permetterebbero infatti di alleviare il prurito ed il rossore provocato dal contatto degli insetti con la nostra pelle. 4) Contenuto di antiossidanti Il miele è considerato come un alimento funzionale ricco di polifenoli, degli antiossidanti naturali che possono aiutare il nostro organismo nella prevenzione di numerose malattie e nel rallentare i processi di invecchiamento che lo coinvolgono con il trascorrere del tempo. Il miele è ritenuto in grado di proteggere l’organismo umano dall’azione svolta dai radicali liberi e di giovare inoltre alla salute del cuore. Bisogna tuttavia tenere conto di come alcuni pediatri preferiscano vietare che venga somministrato miele ai bambini di età inferiore ad un anno per i pericoli legati alle infezioni della tossina botulinica.
In sintesi, il miele merita di entrare tutti i giorni nelle nostre tavole ma è importante assicurarsi che sia di buona qualità.
Per “orto biologico” si intende proprio un insieme di ortaggi coltivati senza uso di concimi chimici o diserbanti. Affinché un orto possa definirsi tale non basta, coltivare le verdure evitando di aggiungere diserbanti, ma è anche necessario che tutte le fasi colturali siano realizzate con metodi “biologici”. Le piante dell’orto biologico devono nascere ed essere messe a dimora, concimate, rinvasate e diserbate ricorrendo a metodi naturali o a tecniche manuali. Le nostre piante orticole prevedono, infatti, sin dalla germinazione del seme (proveniente da processi biologici e biodinamici) un naturale processo di crescita biologico. I concimi dovranno, quindi, comprendere esclusivamente fertilizzanti organici, come stallatico maturo, compost, torba, pollina e simili, mentre la lotta a parassiti e piante infestanti dovrà essere fatta ricorrendo a sostanze esistenti in natura o alla rimozione manuale. Gli insetti ed i parassiti vegetali vanno combattuti esclusivamente con sostanze a base di rame e zolfo (e con le giuste dosi), composti chimici già esistenti in natura. Nella maggior parte dei casi, però, la coltivazione di un orto biologico va fatta escludendo qualsiasi sostanza chimica.
Le regole di un buon orto “bio”
Oggi si fa un gran parlare di orto biologico, di “verdure fai da te a chilometro zero”. Ma cosa rende un orto veramente biologico? – Utilizzare soltanto concimi biologici come letame, torba, compost. – Selezionare esclusivamente semi e piantine naturali (per intendersi, evitare tutti quelli che nella confezione o nella bustina recano la scritta “Ibrido” – Utilizzare la tecnica della “rotazione degli ortaggi”, che differenziando ogni stagione il tipo di coltura su un determinato spazio, consente sia l’arricchimento naturale del terreno con elementi differenti sia la non proliferazione di specifici parassiti – Proteggere il proprio orto, al di là dell’ampiezza, con apposite barriere naturali che impediscano l’accesso ad animali dannosi – Utilizzare insetticidi naturali a base di rame o zolfo – Divieto assoluto di erbicidi, pesticidi, fertilizzanti chimici
Suggerimenti Utili
Dopo aver acquistato le piantine biologiche… Ogni anno ha le sue stagioni e non sempre l’acquisto delle piantine e la relativa messa a dimora coincide con la stagione ideale per iniziare la coltivazione. Per evitare di compromettere il raccolto ti diamo 3 piccoli suggerimenti da seguire: Acquista subito le piantine Se è vero che bisogna sempre attendere la stagione giusta per avviare le coltivazioni, è anche vero che attendendo troppo si rischia di inoltrarsi troppo in stagione e di non raccogliere i frutti. Acquistando subito le piantine orticole potrai disporre di piante con una crescita adeguata e pronte ad essere messe a dimora. Fai però attenzione a proteggerle dal freddo e dalle intemperie. Proteggi le tue piantine Dopo aver acquistato le piante, puoi scegliere di metterle a dimora e proteggerle con una “mini serra a tunnel” oppure “mantenerle” in una semplice “serra da balcone” fino a quando non deciderai di trapiantare. In entrambi i casi potrai giovare della continuazione di crescita anche in periodi con meteo non ideale.
Fai però attenzione a tre fattori: a) la serra non deve mai superare i 25° di temperatura, quindi dovrai areare sempre durante le ore più calde b) se utilizzi una serra da balcone evita di disporla in un luogo eccessivamente assolato c) mantieni sempre un’umidità adeguata (50-80%) innaffiando regolarmente. La soluzione migliore è adottare una serra a tunnel (anche se fai da te) in modo da permettere un’areazione naturale tenendo aperti i due lati delle testate.
Il Trapianto.
La fase del trapianto è molto importante e viene spesso sottovalutata. Le piantine sono già “acclimatate” ma potrebbero subire uno stress sia per effetto di cambi repentini delle temperature ma anche per un errato trapianto nel terreno. Per mettere a dimora la piantina assicurati di:
a) porre il terreno fino a 1 cm al disopra il colletto della pianta
b) crea una zona di raccolta d’acqua intorno al colletto in modo da mantenere la zona alla base della pianta sempre umida . Ti suggeriamo inoltre di valutare sistemi di pacciamatura per evitare la crescita di erbe infestanti ricorrendo, ad esempio, all’uso della pacciamatura con la paglia.
PER LA FROLLA:
100gr di burro a temperatura ambiente
60 gr di zucchero a velo
15 gr di miele di acacia
30 gr di tuorlo
Scorza di limone grattugiata
170 gr di farina
Sale
Foglie di menta per decorare
CREMA ALLO YOGURT:
200 gr di yogurt bianco intero
30 gr di zucchero a velo
200 ml di panna fresca
200 gr di fragole fresche
Lavorate il burro a pomata con lo zucchero a velo e il miele. Aggiungete i tuorli uno alla volta, appena il composto risulterà amalgamato e cremoso, salate. Setacciate la farina e aggiungetela al composto. Formate un mattoncino che avvolgerete in una pellicola riponendola in frigorifero per 30 minuti. Accendete il forno a 160°. Stendete la frolla in una teglia per crostate, bucherellate con una forchetta il fondo, infornate per circa 20 minuti, sfornate e lasciate raffreddare. Montate, intanto, la panna ben fredda in una terrina, unite lentamente lo yogurt e lo zucchero a velo, mescolando dolcemente fino ad ottenere una crema vellutata. Versate la crema sul fondo della crostata e distribuite le fragole, tagliate a metà, a ventaglio su tutta la superficie. Decorate con qualche foglia di menta.
Un frutto rosa/rosso intenso, appena peloso, formato da tante piccole drupe strettamente unite tra loro, con un profumo intenso e gradevole e molto gustoso, col suo sapore dolce lievemente acido.
I lamponi nascono spontaneamente nei boschi o nelle zone collinari ma la sua coltivazione è possibile anche negli orti tipici delle zone pianeggianti dove il clima è temperato. Da oggi puoi trovarlo da noi. Risultato di una produzione in serra totalmente biologica e pronto per essere consumato!
Questi piccoli e delicati frutti, che possiamo consumare quotidianamente nella stagione estiva, nascondono una carica di vitamine e minerali e ci regalano molteplici benefici, con i lamponi facciamo il pieno di sostanze indispensabili per la nostra salute!
100 g di lamponi contengono sole 34 kcal / 141 kj inoltre per 100 g di prodotto crudo abbiamo: Acqua 84,60g Carboidrati 6,50g Zuccheri solubili 6,50g Proteine 1g Grassi0,60g Fibra totale 7,40g Sodio 3mg Potassio 220mg Ferro 1mg Calcio 49mg Fosforo52mg Vitamina B1 0,05mg Vitamina B2 0,02mg Vitamina B3 0,50mg Vitamina A 13µgVitamina C 25mg
Una ricetta, quella del lampone, ad elevata quantità di vitamine, quali Vitamina B1, B2, B3, vitamina A e vitamina C, sali minerali come potassio, ferro, sodio, fosforo, calcio e zinco infine sono ricchi di fibre soprattutto pectine e sono composti per lo più d’acqua, circa l’80%, sono dunque frutti diuretici, rinfrescanti e depurativi. Essendo poveri di zuccheri e di calorie sono indicati anche per chi ha problemi di glicemia o segue diete ipocaloriche.
Una recente scoperta di uno studio durato quasi 10 anni dall’Hollings Cancer Institute si è rivelato fondamentale nel dimostrare che alcuni frutti ,tra cui i lamponi ,posseggono proprietà antitumorali grazie al loro contenuto di acido ellagico, un composto fenolico che interagisce con i processi metabolici che vanno a creare cellule tumorali nel nostro organismo, bloccandole. I lamponi sono le migliori fonti di ellagitannini, particolari sostanze antiossidanti ,per altro presenti in pochi altri alimenti, in grado di liberare elevate quantità di acido ellagico.
Perché ci fanno bene? Essendo molteplici i benefici che possiamo trarre dal nostro piccolissimo lampone proviamo di seguito ad elencarne i principali:
Antitumorale: Da molto tempo i lamponi, grazie al loro contenuto di vitamina C, sono noti per le loro proprietà antinfiammatorie delle vie respiratorie. Solo ultimamente, grazie a recenti studi scientifici, sono venute alla luce le proprietà antitumorali di questo squisito frutto. Come anticipato, sembra che una sostanza in esso contenuta, l’acido ellagico, sia un potente antiossidante con la proprietà di inibire l’alimentazione delle cellule tumorali, in particolare a livello intestinale.
Diuretico: il lampone è un frutto diuretico, depurativo dell’organismo, rinfrescante, contribuisce a rafforzare le difese immunitarie ed è anche energetico. Grazie alla bassa percentuale di zuccheri in esso contenuti, il lampone è un frutto “autorizzato” per i diabetici.
Perdita di peso: I lamponi sono vitaminizzanti e tonici per il nostro organismo, un bicchiere di succo bevuto fresco prima del pasto ne favorisce la digestione e facilita anche la riduzione del peso corporeo. Questo perché sono ricchi di fibra alimentare e di manganese: la fibra rallenta il processo digestivo in modo la sensazione di sazietà dura più a lungo mentre il manganese stimola il metabolismo a bruciare i grassi più velocemente. Queste due proprietà del lampone lo rendono un frutto consigliato per chi vuole perdere peso.
Gola e occhi infiammati: anche le foglie del lampone, in quanto ricche di tannini, hanno proprietà curative in grado di apportare benefici alla nostra salute. Un infuso con le sue foglie è molto utile in caso di gola infiammata e raffreddore oppure è possibile ottenerne benefici impacchi per gli occhi in caso di infiammazione.
Abbassa il colesterolo: I lamponi sono dei veri e propri depurativi del sangue, basta consumarne 50 grammi al giorno senza aggiungere zuccheri e saranno in grado di abbassare i livelli di colesterolo LDL presenti nel sangue, svolgendo un’azione protettiva del muscolo cardiaco.
Salute del cuore: promuovendo la resistenza dei vasi sanguigni i lamponi svolgono un ruolo importante nella prevenzione dell’ipertensione e delle malattie cardiovascolari. La vitamina C in abbinamento con la rutina ha proprietà vasodilatatrici e migliora quindi la circolazione sanguigna.
Pelle elastica e luminosa: I lamponi possiedono una sostanza, che ha contatto con la nostra pelle, stimola la produzione di collagene ed elastina, che sono le due proteine più importanti della pelle, questa sostanza, è in grado di rigenerare le cellule cutanee, rendendo così la pelle elastica e luminosa, si esegue applicando la polpa di lampone precedentemente frullata, su tutto il viso e il collo mantenendola in posa per quindici minuti circa, questa operazione la si può eseguire una volta alla settimana, magari prima di coricarsi, pertanto è un ottimo trattamento in grado di prevenire la formazione di rughe e couperose.
Unghie e capelli: sono ricchi di vitamina B7 che aiuta l’organismo a beneficiare degli effetti dell’acido folico. L’acido folico è responsabile della salute di unghie e capelli, il regolare consumo di lamponi da lucentezza e vigore ai capelli e rafforza le unghie. Studi scientifici hanno dimostrato che la carenza della vitamina B7 è responsabile di disturbi alla pelle e della perdita di capelli.
Donne in gravidanza: alle donne in gravidanza viene consigliato il consumo di lamponi, in quanto, grazie alla presenza di acido folico e vitamina P, apporta benefici allo sviluppo del feto migliorando l’elasticità delle pareti dei vasi sanguigni.
Date le ottime proprietà curative e la versatilità di questo frutto, dobbiamo approfittare delle sue qualità terapeutiche preparando un infuso di foglie di lamponi, una tisana o bevanda al lampone, una maschera emolliente e rivitalizzante per il viso, una squisita confettura o semplicemente consumandolo fresco a colazione o nella merenda pomeridiana, qualunque sia il modo…..consumiamo i lamponi!
All’interno dell’agriturismo sono riservati degli alloggi con posti letto per gli ospiti. Sono spaziosi e dotati di tutte le comodità. Sono posti al pianterreno. Hanno una spaziosa veranda esterna con una bellissima vista sulla campagna e i monti circostanti.
Tutti gli alloggi sono costruiti in legno e sono antisismici al 100%. Alcuni chalet hanno l’aria condizionata.
Gli ospiti possono scegliere tra:
solo pernottamento
mezza pensione
pensione completa
pernottamento e prima colazione.
Il nostro agriturismo in abruzzo è un ottimo B&B in natura
Gli alloggi sono autonomi (Acqua, riscaldamento). Anche l’ingresso è autonomo. Ottima logistica come agriturismo Ovindoli, Agriturismo Campo Felice, agriturismo Tagliacozzo.
La cucina offre menù biologici alla carte e degustazioni di carne, con una particolare attenzione alle tradizioni, ai prodotti freschi di nostra produzione e alle stagioni.
Sapore locale Abruzzese con ricette tradizionali e prodotti locali!
L’Agriturismo il Timo è circondato dal verde. Ha un bellissimo giardino con arredi raffinati , amache, un orto molto grande e piante da frutta.
C’è il vivaio, area giochi per bambini e una suggestiva Piscina con vista montagna circondata dal verde. Serviamo aperitivi e aperitivi cenati a bordo piscina.
Ci sono gli animali della nostra fattoria che possono essere visitati dai bambini.
Siamo uno dei pochi agriturismi in Abruzzo con piscina situati in montagna.
L’Agriturismo è immerso nel verde in una natura superba protetta a pochi passi da una continuità di PARCHI.
Parco Nazionale D’Abruzzo
Parco Nazionale del Gran Sasso
Parco nazionale della Maiella
Parco dei Monti della Laga
OASI DEL WWF
Si trova all’interno della Riserva orientata naturale del Monte Velino. È area naturale protetta della Regione Abruzzo istituita nel 1987. Occupa una superficie di 3.550,00 ha sul Monte Velino, nei territori di Magliano de’ Marsi e Massa d’Albe. Vicino alle piste da sci.