C’è differenza fra lottare per il risultato migliore e sfiancarsi per la perfezione. Il primo atteggiamento ha un obiettivo raggiungibile ed è gratificante e salutare; il secondo ha una meta spesso irraggiungibile ed è frustrante e fonte di nevrosi. Per di più comporta un assurdo spreco di tempo.....
Rosciolo è una frazione del comune di Magliano de’ Marsi e dista circa 2 km dall’ agriturismo il Timo.
Sembra che il nome Rosciolo provenga dal toponimo di “rosa”, ovvero Rosciolum, almeno secondo lo storico Muzio Febonio che ne scrive nella sua opera Historiae marsorum. un’altra ipotesi è quella che lega il nome “Rosciolum” al toponimo di “Roscio”, nome di molte famiglie patrizie romane.
Si hanno notizie di Rosciolo sin dal 1080 con la registrazione della propria chiesa. E’ stato il paese dimora di conti (dei Marsi) dei monaci benedettini. Il paese conserva ancora il suo nucleo originario tardo quattrocentesco. Nel 1490 vennero costruite ka torre difensiva e le mura perimetrali. Alcune di queste sono ancora visibili. Nel paese sono presenti la Chiesa della Madonna delle Grazie risalente all’XI secolo, la chiesa di San Sebastiano risalente tra il V e VII secolo in cui è presente l’altarino in pietra proviene dalla chiesetta rurale di San Barnaba. La chiesetta di San Barnaba dedicata a Barnaba apostolo che venne edificata sui ruderi di Villa di San Barnaba alle pendici del Monte Velino. Nel frazione medioevale di Rosciolo, a meno di 2 km e immersa nel verde con una vista spettacolare del Monte Velino, si trova uno dei gioielli dell’architettura romanica della nostra regione Abruzzo, la chiesa di Santa Maria in Valle Porclaneta.
La frazione di Rosciolo è anche tappa del Cammino dei Briganti, che inizia a Sante Marie e prosegue per i teritori montani di Lazio ed Abruzzo e che ripercorre la storia ed i luoghi dei briganti che si trovavano al confine tra lo Stato Pontificio ed il Regno delle due Sicilie.
Eventi principali
Le feste patronali di Santa Costanza si tengono tra l’ultima domenica di agosto e la prima domenica di settembre;
A settembre, si solito la seconda settimana si svolge Sapori e Saperi del Velino, un evento incentrato su ambiente, cultura ed enogastronomia.
Curiosità
Tra le curiosità di Rosciolo c’è la “famosa salita in discesa” e si trova sulla strada che porta alla chiesa di Santa Maria in Valle Porclaneta. Si tratta semplicemente di un’affascinante illusione ottica poichè quella che appare come una salita è in realtà una leggera discesa. Tale illusione è dovuta alla discesa che è preceduta (o seguita – dipende dal lato in cui la si percorre) da un tratto in forte salita che fa da riferimento ingannevole.
L’Abruzzo continua a vivere un bel momento di gloria tra gli stranieri che vogliono investire in una casa in Italia, in gran parte sono provenienti dalla Gran Bretagna, dal nord Europa e paesi scandinavi, ma anche da piu’ lontano come dagli Stati Uniti. Negli ultimi tempi anche Rosciolo è meta di visita di stranieri interessati a trascorrere del tempo nella tranquillità di questo paesino in Abruzzo che viene apprezzato per la sua autenticita’, per la sua posizione strategica e soprattutto per i prezzi delle proprieta’ nettamente inferiori ad altre regioni italiane.
Nei dintorni dell Agriturismo il Timo
Chi volesse proseguire il viaggio nei dintorni dell’agriturismo il Timo e Rosciolo, può visitare la chiesa di Santa Maria delle Grazie, oppure spostarsi di circa 1 km per raggiungere Magliano dei Marsi dove si trova la chiesa medievale di Santa Lucia, costruita nel XIII secolo ma restaurata dopo il terremoto del 1915. Ha tre portali in stile borgognone, un rosone di tipo gotico-abruzzese della fine del ‘300 o inizi ‘400 e un campanile progettato da Tommaso Lorenzo.
Codiaeum variegatum o Croton – Codiaeum variegatum
La pianta
La Codiaeum variegatum var. pictum conosciuta con il nome comune di Croton è una pianta arbustiva sempreverde appartenente alla famiglia delle Euphorbiaceae. La pianta ha origini dalle zone dell’Est Asiatico ed è molto diffusa nel territorio della Malesia.
Questa varietà è molto apprezzata per il suo fogliame riccamente screziato con sfumature di vario colore. Le foglie possono avere varie dimensioni, hanno un colore principale che è il verde scuro e sono ricoperte da screziature e nervature colorate di verde più chiaro, bianco, rosa, giallo, rosso e arancione. La lunghezza delle foglie può arrivare fino a 30cm, la loro forma è ovata o lineare hanno un aspetto e una consistenza coriacea. Durante il periodo estivo la pianta produce dei fiori larghi circa 5mm di colore bianco. La coltivazione del Croton viene fatta tranquillamente in appartamento grazie alla sua dimensione ridotta e soprattutto per le sue particolari esigenze di coltivazione. Le dimensioni massime che raggiunge coltivandola in vaso sono circa 60cm e l’estensione è approssimativamente di 50cm. Diversamente coltivandola in serra la pianta può raggiungere dimensioni notevoli anche di 3 metri.
Tipo di Terreno
Il terreno più adatto alla pianta di croton è un composto ben poroso, drenato e ricco di sostanza umifera. Il terriccio deve comprendere anche una buona parte di materiale drenante come lapillo lavico o argilla espansa.
L’Esposizione
Per quando riguarda la giusta esposizione del Croton bisogna tenere a mente che per produrre un fogliame di qualità e con ricche sfumature necessita di un’intensa luminosità ambientale. Per questo motivo la sua collocazione ideale è si in un ambiente al chiuso, ma ben illuminato e con luminosità indiretta. La pianta di croton cresce al meglio in prossimità di una finestra anche con luce solare diretta.
Nel periodo estivo tuttavia è consigliabile ridurre l’intensità luminosa filtrando la luce esterna con una tenda in modo da evitare un eccessivo inaridimento del substrato di coltivazione.
Accorgimenti colturali
Per far crescere la pianta al meglio è molto importante evitare i bruschi sbalzi termici che a volte si verificano in appartamento. Nel periodo invernale è opportuno spostare la pianta in un luogo dell’abitazione più caldo e meno esposto a possibili correnti di aria gelide. Temperature basse o venti freddi possono portare ad un immediato arresto della crescita della pianta. La temperatura minima nel periodo invernale non dovrebbe scendere mai sotto i 16 gradi. Evitare però di tenerla in un ambiente troppo secco, la pianta necessita comunque di un umidità media che non deve mai mancare. Non collocarla in prossimità di fonti di calore come stufe e termosifoni che potrebbero far seccare il terriccio molto rapidamente. Le innaffiature del Croton sono un altro aspetto importante che possono fare la differenza nella riuscita di questa coltura. Si tratta di una pianta adatta a climi molto umidi durante quasi tutto il corso dell’anno. Per assicurare quindi una giusta umidità bisogna tenere in considerazione il numero e la quantità di annaffiature che il terriccio deve ricevere. Il substrato ha bisogno di un umidità quasi costante, la superficie deve risultare durante il periodo vegetativo mediamente umida.
Durante l’estate il Croton avrà bisogno di innaffiature più frequenti, per regolarsi basta tastare la superficie la quale deve risultare sempre leggermente inumidita. Per aumentare ulteriormente l’umidità necessaria alla pianta durante l’estate si possono effettuare delle nebulizzazioni periodiche sul fogliame. Per farlo si impiega un buon nebulizzatore e possibilmente si utilizza dell’acqua piovana che non è molto ricca di sali. Andranno evitati ovviamente i ristagni idrici avendo cura di predisporre del materiale drenante durante i rinvasi periodici. Il substrato ideale comunque prevede già una certa quantità di materia grossolana.
Le concimazioni del Croton sono un buon modo per ottenere un fogliame vigoroso e di bell’aspetto. La somministrazione di concime si effettua dalla primavera fino all’autunno, di lì in poi si iniziano a ridurre progressivamente per sospenderle durante il periodo invernale in cui la pianta inizia il suo risposo vegetativo. La frequenza di applicazione dei concimi prevede un intervallo di 15 giorni tra gli interventi. Si possono utilizzare dei normali concimi liquidi per piante da appartamento seguendo i dosaggi indicati dal prodotto.
Le Malattie, parassiti e avversità
I parassiti del Croton più frequenti sono alcuni insetti comuni anche ad altre piante da serra, quelli più importanti e che possono arrecare danno sono: Cocciniglia e Afidi
Piante carnivore: cosa sono Le Piante carnivore sono piante erbacee che si distinguono dalle colleghe per il fatto di nutrirsi anche di insetti e di altri piccoli artropodi, senza disprezzare i “normali” elementi presenti nel suolo. Quelli che le piante non carnivore sintetizzano attraverso una azione congiunta di aria, luce ed acqua. Sono divise in tipologie differenti per morfologia e per genere di animaletti di cui si cibano. Il motivo per cui lo fanno non ha nulla di cannibalesco, né sadico, né stregato.
Queste piante mangiando “carne” di insetto riescono a recuperare i nutrienti per garantirsi la sopravvivenza. Se non lo facessero, vivendo in ambienti poveri soprattutto di azoto, ma anche di potassio e fosforo, come ad esempio le paludi, le torbiere o altri habitat rocciosi, non avrebbero modo di sostentarsi, Gli insetti con le loro proteine animali salvano la vita alle Piante carnivore, ben lontane dall’idea di mangiare noi, o animali di altro tipo
Sono diponibili presso il nostro negozio
Piante carnivore anti-zanzare Tra le piante carnivore una delle più comuni è la Dionaea Muscipula, comunemente nota come Venus Acchiappamosche, anche se apprezzata perché cattura le zanzare, oltre alle mosche. Questo genere di pianta è molto diffusa nel sud degli Stati Uniti, si trova bene in un clima temperato e preferisce crescere in pieno sole. Non è certo di quelle giganti, anzi, è piuttosto piccola, il diametro del suo fogliame ha un diametro medio di 15-20 cm, disposto generalmente a rosetta, verde chiaro, attorno al corpo centrale.
COLTIVAZIONE E’ possibile iniziare la coltivazione di piante carnivore acquistandole nel nostro negozio o nel nostro vivaio in piante già sviluppate. Chi volesse eseguire un primo esperimento può affidarsi alla scelta di alcune specie che vi suggeriremo-
AMBIENTE Durante l’inverno, le piante carnivore necessitano di poche cure: vanno tenute in un ambiente umido e irrigate a cadenza settimanale. Bisognerà avere premura di eliminare le foglie morte e mantenere un grado costante di umidità senza consentire lo sviluppo di muffe.
PER LA CURA Ecco alcune indicazioni di base per chi si vuole dedicare da neofita alla coltivazione delle piante carnivore. Fondamentale è la scelta della posizione: ben illuminata, con sole diretto ma protetta dalle violente correnti d’aria, un po’ umida ma non troppo. In casa queste Piante carnivore stanno bene sul davanzale di una finestra, al sole altrimenti in terrario: l’importante è che le loro radici abbiano lo spazio vitale per espandersi anche se non lo fanno molto. Il terreno deve essere preferibilmente composto da buona torba di sfagno di elevata acidità e sabbia, essenziale in quota 1/3 per il drenaggio. Altro accorgimenti riguarda l’acqua: usiamo o la piovana o la distillata, zero calcare perché è dannosissima per le Piante carnivore.
Non è il caso di imboccare la propria creatura: sarà pur molto suggestiva l’idea di sfamare con insetti, porgendoli alla pianta nella sua trappola, uno a uno, ma possiamo causarle una fastidiosa indigestione. Se non ne possiamo fare a meno, limitiamoci alle zanzare che sono piccole, gradite e digeribili.
Problemi e rimedi Potrebbe sembrare un vero paradosso, ma le piante carnivore sono vulnerabili all’attacco di parassiti, afidi e cocciniglie. Per proteggerle è bene controllarle quotidianamente e rimuovere manualmente eventuali animaletti. Il periodo più critico è l’autunno, quindi meglio spostarle in un ambiente più fresco e ventilato e rimuovere tutte le foglie morte.
Pianta dalle grandi foglie disposte a rosetta, dure e resistenti, che spesso presentano delle striature trasversali argentee. A maturità la pianta emette al centro un infiorescenza composta da brattee di color rosa, dalle quali fanno capolino piccoli fiori celeste, che presto mutano il colore in rosso. Questa specie è una delle più popolari e note bromeliaceae, è comune negli appartamenti come pianta ornamentale, grazie alla facilità di coltivazione, alla bellezza del fogliame e della infiorescenza.
E’ disponibile presso il nostro negozio
Al genere aechmea appartengono circa cinquanta specie di piante epifite, sempreverdi, diffuse nelle foreste pluviali dell’America meridionale, dove si sviluppano sul tronco degli alberi, alla biforcazione dei rami. A. fasciata ha lunghe foglie carnose, appuntite, disposte in larghe rosette basali, di colore verde scuro, il nome fasciata deriva dalle larghe strisce orizzontali che vistosamente decorano le foglie, costituite da pruina blu-grigio. Ogni 2-3 anni al centro della rosetta di foglie si sviluppa una particolare infiorescenza, costituita da numerose brattee semilegnose, di colore rosato, tra cui sbocciano piccoli fiori lilla o bianchi. L’infiorescenza della Acmea rimane decorativa per mesi, quindi dissecca; spesso dopo la fioritura la pianta deperisce, mentre sviluppa alcuni germogli basali, che possono essere rimossi per dare origine a nuove piante, oppure lasciati nello stesso contenitore, in modo da originare un largo gruppo di piante, che produrranno contemporaneamente le nuove infiorescenze. Molto apprezzata come piante da appartamento, la aechmea oltre che molto decorativa è anche di facile coltivazione.
COLTIVAZIONE Le piante di Acmea si coltivano in un terriccio soffice e ricco, mescolato con cortecce o altro materiale incoerente, per simulare il substrato che hanno a disposizione in natura. In genere non è necessario rinvasarle spesso, anche se talvolta si pongono in contenitori grandi, a causa del peso che possono raggiungere le piante ben sviluppate.
AMBIENTE La Acmea si coltiva in appartamento, in luogo abbastanza luminoso, ma non a diretto contatto con la luce solare; si sviluppa senza problemi anche in luogo ombreggiato o semiombreggiato. Teme il freddo, e non sopporta temperature inferiori ai 15°C.
PER LA CURA In natura queste piante vivono in luoghi con altissima umidità, è quindi consigliabile vaporizzare saltuariamente le foglie dell’intera pianta; le annaffiature si praticano riempiendo il calice costituito dalle foglie, ed evitando di inumidire eccessivamente il substrato di coltivazione. Possono sopportare senza problemi brevi periodi di siccità.
Problemi e rimedi Gli eccessi di annaffiature possono causare lo sviluppo di marciumi radicali. E’ bene controllare che il terreno scelto sia adeguato e consenta il buon drenaggio dell’acqua; nel caso si noti il problema, occorre intervenire diminuendo le annaffiature e, nel caso, travasando la pianta in un substrato più drenante.
Nativa dell’Africa occidentale, la sansevieria viene da tempo coltivata anche danoi. In Cina e in Corea è associata alle tradizionali 8 virtù (lunga vita, prosperità, intelligenza, bellezza, arte, poesia, salute e forza). Sansevieria cylindrica è la specie più rara e oggi è molto di moda anche con le punte vellutate.
E’ disponibile presso il nostro negozio
La COLTIVAZIONE Dopo l’acquisto la sansevieria va rinvasata in un vaso di una o due misure in più, in plastica o terracotta. Utilizzare un terriccio per piante grasse (oppure per piante verdi). Al momento del trapianto, collocare sul fondo del vaso una manciata di biglie d’argilla per favorire il drenaggio, indispensabile per la salute delle radici.
PER LA CURA Basta bagnare (di rado) e dare un po’ di concime in primavera-estate; ogni tanto è utile spolverare le foglie con un pannetto umido. Gli interventi sono davvero minimi: occasionalmente si ripuliscono le foglie per asportare la polvere, che può arrivare ad ostruire i pori delle foglie. Non usare lucidante fogliare: è sufficiente un pannetto inumidito. Smuovere la superficie del terriccio per evitare che si formi una crosta indurita. Richiede annaffiature molto moderate, al solo scopo di inumidire leggermente il terriccio se risulta del tutto asciutto (in genere ogni 5-7 giorni in estate, circa ogni 2 settimane in inverno); tastare il terriccio per capire se ha bisogno di acqua. Svuotate il sottovaso dall’acqua non assorbita, dopo circa 15 minuti. Non richiede spruzzature sul fogliame, che non ama restare umido. La sansevieria ha un fabbisogno nutritivo modesto: occorre concimare ogni 20 giorni dalla primavera all’estate; sospendere in autunno e inverno. Mai eccedere con la quantità di concime: meglio poco che troppo. Prima di concimare è bene inumidire il terriccio.
Ambiente: Vive bene in casa tutto l’anno; da maggio a settembre può vivere anche in balcone o giardino in posizione all’ombra, al riparo dal vento. Ama le posizioni con molta luce ma senza sole diretto, da evitare perché brucia il fogliame. La temperatura ideale è fra 18 e 24 °C, ma tollera fino a 10 °C se il terriccio è ben asciutto. Evitate tutte le zone soggette a frequenti colpi d’aria fredda in inverno (porte e finestre che vengono spesso aperte). Tenete le piante lontano da stufe, termosifoni, fornelli, caminetti e altre fonti di calore diretto. Appoggiate i vasi su un largo sottovaso con biglie di argilla espansa umide, in modo che il velo d’acqua presente sotto le biglie non entri in contatto diretto con i vasi stessi. Coprite la superficie del terriccio con ciottoli bianchi o colorati, sia come decorazione che come pacciamatura, per conservare un minimo di umidità per lungo tempo.
Abbinamenti: Nel vaso è meglio non unire altre piante, accostando la sansevieria ad altre grasse e succulente, che hanno esigenze simili.
Problemi e rimedi:
Le foglie hanno macchie scure e segni di marciume alla base? Troppa acqua: bagnare meno e non lasciare mai acqua nelle cavità tra le foglie.
Le foglie sono pallide e scolorite? Carenza di luce: spostare in posizione più luminosa, ma non al sole.
Bruciature e macchie secche sulla foglie? Esposizione ai raggi diretti del sole. Spostare in posizione non esposta al sole; le macchie purtroppo non scompariranno più.
Curiosità:
Il nome fu scelto a fine ‘700 dal biologo e naturalista italiano Vincenzo Petagna in onore di Pietro Antonio Sanseverino, Conte di Chiaromonte, che finanziava il suo lavoro scientifico.
Secondo il Feng Shui, l’antica arte cinese che studia come l’energia vitale del cielo e della terra fluisce e interagisce con l’uomo, la sansevieria è, per la sua forma, consigliata per la casa e in particolare per la camera da letto.
Ha molti significati: forza, resistenza, salute e anche l’arrivo di ricchezza e denaro.
250 g Burro 250 g Zucchero 6 Uova 250 g Mandorle tritate 250 g Farina di grano saraceno 1 bustina Lievito per dolci 100 gr di Zucchero vanigliato 100 g Marmellata di mirtilli Zucchero a velo
Lavorare a crema il burro con lo zucchero, unire i tuorli fino ad ottenere un composto soffice. Unire le mandorle, la farina di grano saraceno, il lievito, infine aggiungere gli albumi montati a neve con lo zucchero rimasto. Amalgamate il tutto mescolando dal basso verso l’alto.
Mettete l’impasto in una tortiera di 25 centimetri di diametro unta con un po’ di burro e infornate a 180 °C per 35-40 minuti.
Lasciate raffreddare la torta e tagliatela a metà orizzontalmente. Farcitela con uno strato di marmellata di mirtilli rossi e richiudetela. Spolverizzate con zucchero a velo e servite.
Come abbiamo già visto le zuppe sono un piatto povero ma fonte di nutrimento semplice per il mondo contadino di un tempo. Rivisitandole le zuppe negli anni hanno preso piede anche nei ristoranti di classe. Noi cerchiamo di proporvi ogni settimana una zuppa diversa con gli ingredienti che abbiamo a disposizione dalle nostre produzioni. E questa settimana vi presentiamo “La zuppa di fagioli cannellini alla salvia”, un piatto semplice, gustoso, genuino e delicato!
Ingredienti per 5 persone:
700 gr di fagioli cannellini
2 spicchi d’aglio
10 gr di pinoli
10 gr di foglie di salvia
7 dl di brodo vegetale
10 gr di parmigiano grattugiato
Olio extravergine d’oliva
Sale e pepe
Procedimento:
Come prima cosa mettiamo in ammollo i fagioli cannellini in abbondante acqua tiepida, la sera prima che vogliamo preparare la nostra zuppa. Il giorno dopo prendiamo i nostri fagioli e li cuociamo in acqua calda con un pizzico di sale. Una volta cotti, li sgoccioliamo e possiamo iniziare a preparare la nostra zuppa.
Mettiamo in una casseruola un aglio spellato con un filo d’olio extravergine d’oliva, e lasciamo rosolare per 2/3 minuti. Uniamo i cannellini, lasciamo soffriggere per un minuto, copriamo con il brodo caldo e lasciamo cuocere per 15 minuti.
Mentre la zuppa cuoce, disponiamo in un mixer 10 gr di foglie di salvia lavate e asciugate, un piccolo spicchio d’aglio spellato, 4-5 cucchiai di olio, 5 gr di pinoli e un mestolino di brodo della zuppa. Frulliamo e trasferiamo il pesto che abbiamo realizzato in una ciotola. Aggiungiamo il parmigiano e mescoliamo per bene.
Con un mestolo forato disponiamo metà dei cannellini dalla casseruola al mixer usato per il pesto e li frulliamo insieme ad un mestolo di brodo di cottura. Trasferiamo il purè di cannellini nella casseruola, aggiungiamo il pesto di salvia, regoliamo di sale e pepe, mescoliamo per bene e lasciamo cuocere per altri 5 minuti. La zuppa è pronta per essere servita, la mettiamo quindi nei piatti cospargendola con i pinoli rimasti, un po’ di pepe nero di mulinello e un filo d’olio crudo.
Buon appetito!
Dopo la pizza di solina ed il pane di solina questa volta vi proponiamo la variante delle pezze del Timo con la solina.
La preparazione casalinga della pasta fresca di grano di solina avviene di solito impastando farina di solina, una percentuale di farina di semola, uova e sale. Per lavorarla si può utilizzare un’impastatrice oppure impastare a mano su una spianatoia, rigorosamente di legno, perché questo materiale, essendo meno liscio fa scivolare meno l’impasto rendendone più semplice la lavorazione. Questo tipo di pasta non va lasciata troppo al dente ed è ottima con sughi dal sapore fresco a base di verdure o carne. L’impasto prevede per ogni 100 gr di farina un uovo, ed essendo una farina molto rustica e grossolana, tende ad assorbire più liquido, quindi nel caso in cui l’impasto risulterà troppo duro possiamo aggiungere un uovo o un pochino di acqua.
Ingredienti delle pezze per 4 persone:
– 400 gr di farina (300 gr di farina di solina, 100 gr di farina di semola) – 4 uova – un pizzico di sale
Preparazione:
Disporre la farina a fontana su una spianatoia di legno, rompere le uova al centro della farina e aggiungere il sale. Lavorare gli ingredienti al centro della fontana incorporando lentamente la farina con la punta delle dita fino a quando non si arriva a lavorare l’impasto con il palmo delle mani; continuare ad impastare per almeno dieci minuti, infarinando di tanto in tanto la spianatoia e staccando con la spatola la pasta che vi rimane attaccata. La cosa importante è che la lavorazione sia fatta con forza, al fine di ottenere appunto un composto ben amalgamato di buona consistenza. Di tanto in tanto allungare la pasta e ripiegarla su sé stessa. Quando la pasta inizia ad avere una superficie liscia e lucida se ne fa una palla e si lascia riposare per almeno 30 minuti coperta da un recipiente di plastica o di vetro, l’importante è che sia al riparo dall’aria. La lavorazione non deve essere per forza fatta a mano, se si ha un’impastatrice basta unire tutti gli ingredienti nella ciotola e impastare per qualche minuto finché l’impasto diventi liscio e ben amalgamato.
Una volta trascorso il tempo di riposo della pasta, la riprendiamo e iniziamo a creare le nostre pezze.
Per la realizzazione delle pezze occorre stendere l’impasto, prima di tagliarlo secondo il nostro formato. Questa operazione è stata a lungo compiuta, e ancora si ripete in molte famiglie, mediante mattarello e spianatoia, ma oggi sono disponibili macchine apposite stendipasta che ci aiutano nella lavorazione delle nostre paste. Prendiamo quindi la palla che abbiamo formato in precedenza, e la tagliamo in 5 parti, prendiamo un pezzo di pasta e iniziamo a stenderla dal livello più spesso fino ad un’altezza media di circa due tre millimetri, l’altezza della pasta non deve essere né troppo spessa né troppo fina. Una volta stesa la nostra pasta, la ritagliamo ricavandone delle striscioline larghe circa 5 cm, le sovrapponiamo e con un coltello iniziamo a dare forma alle nostre pezze, tagliando trasversalmente le nostre striscioline, ottenendo così dei rombi, o se preferite potete dargli qualsiasi forma voi desideriate.
Prendiamo le nostre pezze, ben cosparse di farina e le adagiamo su un vassoio.
Prepariamo adesso il condimento….
In una casseruola mettiamo un filo d’olio, uno spicchio di aglio, 200 gr di guanciale e un po’ di timo fresco, lasciamo cuocere per qualche minuto, fino a quando il guanciale non è ben colorato. Aggiungiamo poi 400 gr di pachino, tagliati a pezzi e mantechiamo, lasciamo cuocere una ventina di minuti.
Cuociamo la nostra pasta in abbondante acqua salata arrivata a bollore, cuociamo per 5 minuti e mantechiamo la stessa nella casseruola. Serviamo le nostre pezze di solina con una spolverata di timo fresco.
500 gr di tonnarelli (la ricetta la trovate nell’articolo su come fare la pasta 200 ml di panna 120 gr di speck a cubetti e qualche listarella a parte 30 gr di pecorino grattugiato 30 gr di burro qualche stimma di zafferano sale e pepe
Fate cuocere la pasta in abbondante acqua salata per il tempo indicato nella confezione, o se fatti da voi i tonnarelli, avranno una cottura di circa 4/5 minuti, dipende dalla consistenza della pasta.
Ora tagliate a cubetti lo speck e di seguito fatelo scottare per 3 minuti circa in una padella senza aggiungere grassi, continuate la cottura fino a quando lo speck risulterà croccante ma non secco, dopodiché toglietelo dal fuoco.
In un’altra padella fate rosolare il burro per qualche minuto poi versate la panna e lo zafferano, sale e pepe, e fate addensare per circa 3 minuti. Aggiungete due/tre cucchiai di acqua di cottura della pasta e proseguite a far temperare la salsa per qualche minuto. Scolate la pasta, unitela alla crema di zafferano e panna e aggiungete il formaggio, mantecate per qualche istante, poi unite anche lo speck e mescolate con cura. Servite subito i vostri tonnarelli con speck e zafferano.
[/kc_column_text][/kc_column][/kc_row][kc_row use_container=”yes” _id=”81756″ cols_gap=”{`kc-css`:{}}” force=”__empty__”][kc_column width=”12/12″ video_mute=”no” _id=”297334″][/kc_column][/kc_row][kc_row _id=”125801″][kc_column width=”12/12″ video_mute=”no” _id=”437746″][/kc_column][kc_column _id=”391300″][kc_divider style=”3″ _id=”258393″ line_text=”LE VARIANTI DEL TIMO” css_custom=”{`kc-css`:{`any`:{`line`:{`border-style|.divider_inner`:`solid`,`text-align|`:`center`}}}}” class=”Potete personalizzare la ricetta con frutta a vostro piacere ed invece delle noci, potrete utilizzare mandorle o nocciole.”][kc_column_text _id=”340275″ css_custom=”{`kc-css`:{`any`:{`typography`:{`font-family|,p`:`Quicksand`}}}}”]
Guarnite il vostro piatto con qualche listarella di speck croccante e con i fiori di zafferano.
Con il termine “spezie” si indicano alcune sostanze (o miscele di sostanze) ricavate da semi, frutti, gemme, cortecce o radici di piante esotiche, perlopiù provenienti dall’Oriente, dai sapori assai forti e, in molti casi, addirittura piccanti. In commercio si trovano, nella maggior parte dei casi, essiccate e macinate e, se conservate in contenitori ermetici, al riparo dalla luce, sono in grado di mantenere i loro aromi anche per un intero anno.
Molto utilizzate anche in occidente nel periodo delle grandi scoperte geografiche, soprattutto delle classi più abbienti che, offrendole nei loro banchetti, ostentavano la propria ricchezza dimostrando di potersele permettere (erano infatti molto costose), le spezie hanno conosciuto, nella nostra cucina, un lungo periodo di quasi assenza per tonare “di moda” negli ultimi anni grazie all’avvicinamento di nuove tradizioni e di una mescolanza etnica sempre più varia che ha introdotto, anche in Europa, pietanze e sapori appartenenti ad altri Paesi.
Il loro pregio, sia nel passato che nel presente, è legato, oltre al piacere che possono conferire al palato, anche alle loro virtù curative che da sempre sono state sfruttate in campo erboristico. Pare, infatti, che molte di queste sostanze sono utili nella cura di numerosi disturbi dell’apparato digestivo e riescano, quindi, a conferire maggiore digeribilità anche ai piatti nei quali vengono impiegati.
Molte di queste sostanze hanno anche altri usi, non solo utilizzate nel campo erboristico, ma anche per la preservazione del cibo, in rituali religiosi, cosmesi o profumeria. Ad esempio, la curcuma è usata anche nell’ayurveda; la liquirizia ha proprietà officinali; l’aglio viene usato come vegetale nella cucina.
Una delle spezie che utilizziamo maggiormente nei piatti della nostra cucina è lo zafferano, una spezia che viene prodotta a Rosciolo di Magliano, da un nostro compaesano e amico Riccardo Federici, che con la sua omonima azienda agricola partecipa alla rete di imprese agricole “Green Farms” di cui siamo membri. I suoi prodotti “Zafferano Bio in stimmi di Avezzano e Magliano dè Marsi” sono di qualità eccellente e genuina.
Lo zafferano è una pianta di origine orientale, della famiglia delle Iridaceae, coltivata in Asia minore e in molti paesi del bacino del Mediterraneo. In Italia le colture più estese si trovano nelle Marche, in Abruzzo (lo zafferano dell’Aquila è conosciuto nel mondo intero con la sua produzione nell’Altopiano di Navelli) e in Sardegna. Dallo stimma trifido si ricava la spezia denominata “zafferano”, utilizzata in cucina e in alcuni preparati medicinali. Il fiore color violetto fiorisce per un breve periodo di due settimane in autunno. Ogni fiore ha solo tre stimmi gialli che devono essere colti manualmente all’alba, prima che il sole sia troppo alto. I fiori generalmente si scartano, oppure vengono fatti essiccare e utilizzati come decorazione per i piatti (proprio come facciamo noi), mentre gli stimmi vengono essiccati. In questo processo si perde l’80% del peso, ma l’intensità del sapore (leggermente amarognolo) ci guadagna molto. Sono necessari circa 200.000 fiori per ottenere un kg di stimmi di zafferano. Si trova in commercio macinato o in stimmi interi. È consigliabile utilizzare gli stimmi filiformi mettendone a bagno un pizzico in acqua tiepida per sviluppare colore e aroma, prima di aggiungerli alle vivande della fase terminale di cottura. Va conservato in recipienti a chiusura ermetica e lontano dalla luce.
Lo zafferano si unisce bene con il riso (quello alla milanese è un classico, o la paella alla valenciana), zuppe di pesce, salse, budini e dolci di riso di origine orientale e, in genere, per colorare impasti, ripieni e salse.
Nel menù di questa settimana ci saranno alcuni piatti con protagonista proprio lo zafferano, piatti che presenteremo per la serata del 14 febbraio in occasione di San Valentino, ma che proponiamo durante tutto l’anno in diverse pietanze. Come potevamo farci scappare l’occasione di aggiungere ai nostri piatti un tocco di colore, genuinità e sapore unico? Tra questi piatti abbiamo i tonnarelli con speck e zafferano, e la faraona allo zafferano.
Oggi vi regalerò la nostra ricetta dei tonnarelli con speck e zafferano.
All’interno dell’agriturismo sono riservati degli alloggi con posti letto per gli ospiti. Sono spaziosi e dotati di tutte le comodità. Sono posti al pianterreno. Hanno una spaziosa veranda esterna con una bellissima vista sulla campagna e i monti circostanti.
Tutti gli alloggi sono costruiti in legno e sono antisismici al 100%. Alcuni chalet hanno l’aria condizionata.
Gli ospiti possono scegliere tra:
solo pernottamento
mezza pensione
pensione completa
pernottamento e prima colazione.
Il nostro agriturismo in abruzzo è un ottimo B&B in natura
Gli alloggi sono autonomi (Acqua, riscaldamento). Anche l’ingresso è autonomo. Ottima logistica come agriturismo Ovindoli, Agriturismo Campo Felice, agriturismo Tagliacozzo.
La cucina offre menù biologici alla carte e degustazioni di carne, con una particolare attenzione alle tradizioni, ai prodotti freschi di nostra produzione e alle stagioni.
Sapore locale Abruzzese con ricette tradizionali e prodotti locali!
L’Agriturismo il Timo è circondato dal verde. Ha un bellissimo giardino con arredi raffinati , amache, un orto molto grande e piante da frutta.
C’è il vivaio, area giochi per bambini e una suggestiva Piscina con vista montagna circondata dal verde. Serviamo aperitivi e aperitivi cenati a bordo piscina.
Ci sono gli animali della nostra fattoria che possono essere visitati dai bambini.
Siamo uno dei pochi agriturismi in Abruzzo con piscina situati in montagna.
L’Agriturismo è immerso nel verde in una natura superba protetta a pochi passi da una continuità di PARCHI.
Parco Nazionale D’Abruzzo
Parco Nazionale del Gran Sasso
Parco nazionale della Maiella
Parco dei Monti della Laga
OASI DEL WWF
Si trova all’interno della Riserva orientata naturale del Monte Velino. È area naturale protetta della Regione Abruzzo istituita nel 1987. Occupa una superficie di 3.550,00 ha sul Monte Velino, nei territori di Magliano de’ Marsi e Massa d’Albe. Vicino alle piste da sci.